Ope era fermo alla stazione di servizio. Il controllo dell’olio e dei liquidi stava terminando. Tra poco Ope sarebbe ripartito. Già pregustava lo scorrere della strada sotto di sé.
I suoi pensieri furono interrotti da un suono allarmante. Un’opelcorsa entrò frenando sul piazzale della stazione di servizio. Si fermò poco distante da Ope. Lui pensò che quell’auto aveva bisogno di una lavata.
Dall’auto scese un tizio. Aveva una trentina d’anni o poco di più. Alto, allampanato, indossava una capigliatura ricciosa. Ope pensò che quella testa aveva bisogno di uno shampoo. I movimenti del riccioluto erano risoluti e nervosi. Si avvicinò agli addetti del lavaggio auto.
– Avete trovato un bancomat?
– No, non abbiamo trovato
La preoccupazione del riccio, dunque, aveva una ragione. Si guardò in giro. Si avvicinò agli erogatori dei carburanti, ispezionò ogni superficie piana orizzontale, passò una mano su quelle che non poteva vedere. Ope pensò che li sopra doveva essere pieno di polvere e unto. Le mani del ricciolone probabilmente avevano bisogno di una lavata.
Non arreso, il riccio preoccupato gettò un’occhiata al cestino lì accanto. Si chinò. Allungò il braccio per spostare qualcosa. Poi infilò la mano dentro per cercare al tatto tra i rifiuti.
Ope non pensò nulla. Finiti i controlli, era ripartito, e Ope non conobbe mai il finale della storia.

