Rimasto solo all’università, ho percorso insensatamente alcuni corridoi, solo perché avevo voglia di muovermi e non pensare troppo. Dovevo scaricare la grande tensione.
Nell’ufficio dei rappresentanti c’era solo Anna. Non la conosco da molto tempo. So solo che quando ci siamo presentati mi ha detto che le sono simpatico. E poi è carina. Le ho fatto compagnia qualche minuto. Mi ha visto un po’ provato e allora le ho raccontato come mi sentivo e dove ero appena stato. Lei: “Ti sei immedesimato!”
Non avevo la forza, né la voglia per rispondere a una tale stronzata. Annuisco soltanto, ma lei nemmeno mi vede, con la testa nel monitor del computer. Sta chiacchierando, mi spiega, con il suo ex e contemporaneamente col suo ragazzo nuovo, cui riporta il contenuto dell’altra conversazione. Penso che sia un’attività incredibilmente stupida, ma non glielo dico. Pronuncio soltanto un asettico “Perché tutto ciò?” Non mi ricordo nemmeno cosa abbia risposto. Suppongo qualcosa di assai interessante.
Vado a prendermi qualcosa da bere, rientro, dico qualche stupidaggine e lei mi risponde a tono e così passa un po’ di tempo. “Beh, vado via”, dico. Lei dice che andrà via tra pochissimo. Forse mi invitava ad aspettare per andare via insieme, ma non avevo voglia di restare.
Mi avvicino alla porta. Mi guarda e sorride allusiva. Dice “Ciao, Falqui” storpiando in modo buffo il mio soprannome, io fingo di pensarci un po’ e poi rispondo “Ciao, Pursennid.” Ride.
“Anzi, uso il diminutivo… Ciao Pursi.”
“Mi piace Pursi”
“Allora ti chiamo così, ma…” cambio espressione ‘…che nessuno lo sappia. Questo sarà il nostro piccolo segreto.”
Lei ripete un po’ flirtando: “Il nostro piccolo segreto”.
Prima che io vada via, m’invita a una specie di sagra poco fuori città. Mi spaice, sono impegnato in teatro. Lei dice che la festa dura due settimane: possiamo trovare il tempo per andarci insieme. Dico sì, si può trovare.
Anna, con la A, come Addio e come Arrivederci.

