L’orario è quello che volge all’ozio, dopo che il giorno è scorso a mezzo. Il sole sembra muoversi più lentamente, tra le due e le cinque. Per scaldarci meglio, bambina mia.
E’ l’estate. Non è casuale né preda di incertezze. Io sì.
Ho i pensieri sfocati dai dubbi e dal sudore. So che dovrei fare, ma non ne ho voglia.
“Ti chiamo domani sera, allora, dopo il lavoro”.
Le ho detto così, ieri. Nel pieno soleggiamento, adesso, nel flusso d’aria periodico di un ventilatore, mi sembra faticoso pure il pensare. Rimandare, rimandare, sembra ripetere il caldo, rimandare.
Il pomeriggio mi offre una scusa. Dopo pranzo mi ha chiamato Serena.
“Virginio, usciamo stasera? Ci prendiamo un gelato e facciamo quattro passi.”
Ho accettato, anche se forse dovrei sentirmi in colpa. E per quale motivo? Non ho fatto nulla di male. Usciamo, ma senza aver mai oltrepassato il limi… che fatica, pensarci, con questo caldo. Perché non è mai semplice, anche quando dovrebbe?
Forse era meglio rimandare. L’incertezza è solo una comune, umana, vigliaccheria. Come i gatti che si preparano a un agguato e stanno lì a dondolarsi sulle zampe per sentire i muscoli tesi. Sarebbe facile rimandare, ma non si può.


stai traccheggiando 🙂 e’ normale non devi mica pagare un bollettino alla posta..
anche a me ci e’ voluto un po di tempo…non e’ andata come speravo ma lo rifarei… per 3 motivi 1)certe cose non si possono tenere dentro piu’ di tanto 2) meglio tentare che rinunciare 3) all’autostima dell’altro/a fa sempre bene
in bocca al lupo