Il blog è partito da due giorni. Scrivo una storia in forma di “registro pubblico di emozioni private”, che è poi la definizione del “web-log”.
Non è stato nemmeno troppo complicato arrivare a scrivere. Il più è decidere, scegliere di buttarsi. Pubblicare un pezzo alla volta un racconto così come viene. Improvvisando. Senza sapere come andrà avanti. Un po’ come vivere. È quella cosa che ha il vizio delle strade a senso unico: non vedi l’ora di arrivarci in fondo ma devi fare attenzione a ogni passo.
Il punto di partenza della storia è il dubbio di Virginio: tenere tutto per sé o parlare con Laura? Voi cosa fareste? Tacere sarebbe ingiusto nei confronti di lei? Soffocare il proprio sentimento, per non provocare conseguenze, sarebbe giusto o un grande errore?
Avere sentimenti è ciò che ci rende uomini e donne e ci distingue dalle macchine. Ma allora chi o cosa siamo quando li neghiamo e cerchiamo di soffocarli?
Nel Riccardo III, Lady Anna urla disgustata che perfino le bestie più feroci mostrano pietà; “Io non ne ho, per questo non sono una bestia”, le risponde Riccardo…
Non so se c’entra qualcosa: forse sì, forse no. A me pare azzeccata, ma sono di fretta e non mi fermo a rifletterci.
Parlare, dunque. Ma con chi parlare, se non con Lei? Tutti gli altri esseri umani non sono coinvolti direttamente. Certe volte è più facile raccontarsi a dei completi sconosciuti, ma è giusto? Anche questa domanda non è banale.
Una volta presa la decisione di scrivere, si passa ai fatti. Facile dar consigli, ma poi? Siamo capaci di fare ciò che consigliamo agli altri? So’ tutti froci col culo degli altri, dice la saggezza popolare.
Le difficoltà non sono materiali, sono umane, emotive.
Parlarne con un amico o una amica aiuta, lo sappiamo tutti. Un blog può essere paragonabile?
Ecco qui: Virginio si espone ai commenti di anonimi lettori che ignorano chi sia e che faccia abbia. Una situazione ideale per scambiarsi consigli e pareri.
Alcuni commenti, tuttavia, vanno affrontati.
C’è chi sostiene che non si debba parlare subito, ma attendere segnali da parte di lei, perché “oggi le donne sanno quel che vogliono e come ottenerlo”. Ma in che senso?
Chi scrive così, evidentemente parla per ipotesi e luoghi comuni. Secondo me non ha alcuna esperienza con “le donne”, tanto da parlarne come si fa di una categoria di alieni. Io non parlo di categorie, ma di persone.
Non esistono “le donne”: esistono persone, individui, con una identità precisa e differente dalle altre. Non chiedi di uscire a cena a una categoria, ma a quella donna che ha il suo carattere, il suo vissuto, il suo modo di affrontare la vita, la sua spavalderia o la sua timidezza.
Buttate nel cesso i tuoi luoghi comuni e vivete nel mondo reale, almeno.
Per ora basta così.

Capisco la tua indecisione, ci sono passato anch’io…
Il fatto che conosci bene e da tanto questa persona è un grande vantaggio (che io non ho avuto ad esempio), perchè sai cosa le piace, sai cosa detesta, sai che carattere ha, sai che sensibilità possiede..
insomma sai molte cose (almeno credo) se la conosci veramente bene..
Se vuoi un consiglio ti dico questo: a meno che L. non sia una di quelle timide patologiche qualche segnale dovrebbe, prima o poi, dartelo. Non parlo di gesti plateali, volti a “farti capire” che ci sta… (perchè, se vuoi la mia, non è assolutamente detto che lei abbia capito) Parlo, piuttosto, di piccole semplici spontanee azioni che si compiono nei riguardi di chi ti è particolarmente gradito.
Se riesci a passare del tempo con lei da solo, stai attento a come ti guarda, a come ti sorride, a come si porge verso di te… io lo capisco dallo sguardo se una ha un interesse verso di me.
E poi è di fondamentale importanza che tu riesca ad appurare se è veramente libera, se sia reduce da una storia o se frequenti qualcuno… meno gente ci sta in mezzo meglio è… 🙂
Rimane il fatto che, prima o poi, dovrai buttarti.
Per me era difficilissmo tenermi tutto dentro, alla fine mi sono dovuto dichiarare…
Bhè, buon lavoro!