Non è iniziato bene, l’incontro.
Guarda che questa storia dobbiamo chiuderla qui perché sono stufa e mi comincia a pesare. Laura comincia con parole di guerra. Io ho la stessa intenzione, ma è inutile cercare di dirglielo. Non è qui per ascoltare.
Mi faccio coraggio, solo perché voglio poter dire che ho fatto tutto il possibile. Cammino sulla lama di una scimitarra: oltre che tagliente è pure curva, si scivola. Ho il fiato corto ad ogni passo. Come correre in salita. Cerco di essere cauto e di star tranquillo. Lei mi dice di sua madre a letto con la febbre. Non dovrei nemmeno essere qui, dice. Mi sta mortificando coscientemente, la stronza. È stata lei a fissare le prove stasera.
Il parco era pieno di gente quando sono arrivato. Poi la folla s’è sfoltita, ed all’arrivo di Laura non c’era quasi più nessuno. L’ora dell’esodo, e noi arriviamo controcorrente.
Provo subito a chiarire quelli che credo siano stati solo equivoci. In verità sono sue fantasie: io non ho mai coltivato illusioni. Certo, non mettiamo alcun limite alle speranze, anche quelle impossibili. Voglio dire, speriamo tutti di vincere la lotteria di Capodanno anche se non compriamo il biglietto.
Non importa. Siamo arrivati vicino a una panchina che s’affaccia sul campetto di calcio vuoto e l’atmosfera mi sembrava già meno tesa. Ci abbiamo messo più di un minuto a sederci. Ha quasi sorriso. Si è tranquillizzata. Ho parlato a lungo, o forse era solo un parlare intenso, ma ho detto tutto. Tutto quel che c’era da dire, da spiegare, da raccontare. Anche le cose più difficili. Ho detto pure cosa pensavo di quel coglione di Davide.
Per sovrappiù ho parlato anche del casino con Serena. Non riguarda lei, certo, ma dovevo spiegare perché non sono tanto verticale in queste settimane.
***
Ho fatto quello che dovevo. Mi sono esposto. Mi sono reso vulnerabile per recuperare forza e sicurezza. Nello stesso tempo ho cominciato a sentirmi già fuori, lontano da lì. Mentre parlavo era come osservare da vicino tutta la distanza umana tra noi. E questa cosa, no, non gliel’ho detta. Era troppo orrenda.
***
Siamo andati a chiamare Virginia e con lei siamo andati dal Secco. Lui è arrivato tardi anche a casa sua. Le prove sono andate in modo decente. Lo spettacolo è ben scritto, e questo aiuta molto.
Fare le prove in un giardino di per sé non è male. Ma se lo fai di notte, nel silenzio assoluto dei vicini presumibilmente già a letto, non consente la massima concentrazione.
Paolino ha annunciato che è stato scritturato per una performance con attori professionisti. Non so se sia in grado di farlo, ma è così inetto in tutte le altre attività che gli resta solo recitare per non restare disoccupato.
Mi sento liberato da un peso. Il respiro sembra più facile e il piede più leggero. Mi è venuto spontaneo un abbraccio per chiudere la discussione. Lei l’ha rifiutato, e anche questa è una chiara conclusione. Me ne farò una ragione: adesso, andare via è tutta discesa.


Sei sicuro di chiamarti Virginio Quaranta? Per quello che scrivi, ma soprattutto, per come lo scrivi mi ricordi un amico che non vedo da tempo. Si chiama A. Sei tu?
Ho ed ho avuto molti nomi. V.Q., F., F.C., M.M., A.dF.R., P.B., P.G., P., S. e così via. Tra i tanti c’è effettivamente un A., ma questo, puoi capirlo, non ha alcun significato. Come non ha significato il fatto che io ho conosciuto e conosco diversi e diverse M., o m. che siano.
Scrivi all’indirizzo che trovi sul sito, se davvero pensi di riconoscere qualche dettaglio e forniscimene altri. Non posso aiutarti di più.
VQ
questo post mi fa venire il magone… lei non merita neanche la tua amicizia…
Forse. Ma io ci sono, ora, e le sono amico leale.
Ma ha detto veramente: “Guarda che questa storia dobbiamo chiuderla qui perché sono stufa e mi comincia a pesare”?
E tu ad una così rivolgi ancora la parola?
Ah, è perché sei innamorato cotto!!!
Più cotto che innamorato, però!
Mi dispiace che ti abbia trattato così, e non solo in questa occasione, perché non lo meriti, e so quanto vali.
E quando (..se..) riaprirai veramente gli occhi, allora ti chiederai… ma come ho fatto a non vedere prima…
…cosa che è capitata spesso anche a me in passato, purtroppo…
In quel momento la frase corrispondeva all’aria che tirava da giorni. C’era tensione tra noi. Per questo era necessario parlarne e al più presto. In aggiunta a questo quadro già non sereno, altre questioni di tipo personale la preoccupavano quella sera.
Perciò non mi sembra così tremendo. Forse al suo posto avrei usato le stesse parole. Ha quel che lei stessa definisce ‘brutto carattere’, e certi argomenti ne esaltano i lati più ruvidi.
Io lo conosco, e conosco lei. Certo, il tono appare molto duro. Ed in effetti lo è stato. Ed è’ stato molto difficile iniziare a parlare, dopo, ma non posso prendermela per una frase, sapendo quel che c’è dietro. Il resto della serata lo conferma.
E’ lei, è proprio la persona che conosco da anni.