Sono nato in una città del sud, in Campania. Sono arrivato a vivere in un buco di villaggio del nordest all’inizio dell’adolescenza, pieno di buoni propositi e aperto alle novità. Fin dal primo giorno, i locali hanno demolito le mie speranze.
Ho trovato razzismo e ignoranza. Un bieco, spudorato, irreale, incomprensibile razzismo. Una chiusura mentale ai limiti della patologia. La discriminazione da allora è stata una parte stabile della mia vita.
Terminate le scuole medie, non senza aver insegnato qualche elemento di italiano perfino a certi insegnanti, ho affrontato e superato gli anni di liceo senza vere amicizie. Anche perché i pochi compagni di scuola “interessanti” vivevano a molti chilometri di distanza. Le uscite serali si limitavano alle classiche “cene di classe” cui partecipavo solo perché “non si può mancare” e poco altro.
Battute ignobili, concetti offensivi e altri infiniti tormenti li ho sopportati finché non ho deciso che ne avevo abbastanza. Ho detto no alle riunioni tra compagni di scuola, no alle gite scolastiche. E le cose hanno cominciato a migliorare.
Una insegnante di italiano durante questo quinquennio arrivò a dire, in mia assenza, commentando un compito in classe, che io non potevo conoscere l’italiano perché ero un “terrone”. Quindi le mie votazioni nei compiti in classe dovevano essere abbassati perché secondo lei avrei “copiato” da qualche fonte non meglio precisata.
Il fatto è che nessuno degli altri era in grado di scrivere bene come me. E a quella stronza razzista la cosa non andava giù. Mi ha costretto, quell’anno, all’esame di riparazione in italiano. Esame superato senza alcuna necessità di studiare.
Per fortuna quella vicentina ignorante è stata mia insegnante solo per un anno. Poi sono tornato ad avere voti molto alti in quella materia, con lettura ad alta voce dei miei temi alla classe come esempio da prendere a modello.
Ho raccontato solo quello che ho subito io. Ma ce n’è stato anche per mia sorella, mia madre e mio padre. Fatti che non racconto, ma che non sono stati meno gravi e dolorosi. Fatti per i quali non perdonerò mai gli autori e i politici razzisti che li hanno provocati.
Da queste esperienze proviene il mio sentirmi vicino a chi lascia la propria terra natale per andare a vivere lontano. Sono come me tutti i migranti emarginati, tutte le minoranze discriminate, tutti coloro che subiscono una qualunque ingiustizia da parte dei prepotenti.
Non solo.
Ho lavorato per anni su me stesso, per trovare e superare i miei stessi pregiudizi. Oggi ne sono privo.
All’università è iniziato il mio riscatto e l’allontanamento dalla piccola provincia chiusa e razzista del vicentino. Non che Verona sia un ambiente meno chiuso e provinciale, ma rispetto a prima aveva quanto meno una finestra aperta da cui respirare un po’ d’aria.
Questa, però è un’altra storia.
***
Quando lasciai la mia città natale, ho lasciato lì anche i miei amici. Amici che hanno continuato ad esserlo, senza condizioni, nè eccezioni. Nonostante gli anni e i contatti poco frequenti. Amici e amori, per la precisione.
Questo ha significato la telefonata di ieri.
***
Gli amici sono quelli che restano quando tutti gli altri sono spariti. Io ho avuto quel sostegno quando ne avevo bisogno. Inaspettato, casuale, anche, ma importante, solido, indubitabile. A parole non si può far di più. Meschinità e ingiustizie patite sembrano poca cosa quando arriva una telefonata così. Ti dice che conti qualcosa per qualcuno.
Perché sono ebolitano anche da distante. Perche sono orgoglioso di essere del sud, di non essere razzista perché il razzismo è una cosa che non appartiene alla cultura della mia Campania.

Bel post, giuste sensazioni.. bravo!
http://titoorangedog.blog.kataweb.it/
Purtroppo la tua non è la prima storia di questo genere che mi è capitato di ascoltare. Io sono veneta e sono sempre vissuta al nord, non ho mai vissuto episodi di emarginazione o razzismo in prima persona. Sono sinceramente dispiaciuta però mi dispiace anche sentire che senti più vicini i tuoi amici di casa piuttosto che le persone che abitano vicino a te da diversi anni. Non perdere la speranza ci sono delle persone fantastiche , senza pregiudizi e che possono darti tanto anche in mezzo alla nebbia e al freddo della pianura Padana.
Che tristezza VQ! E quanta forza ci vuole per superare la discriminazione, immotivata, basata sulla citta’ di nascita o sul colore della pelle.Non c’e’ benessere economico che puo’ insegnare a un uomo ad ascoltare il cuore di altri uomini.E chi basa tutto sui soldi e’ sordo per definizione.
non so cosa dirti, leggendo il tuo post mi sono vergognata di essere nata e vissuta a nord fino all’adolescenza…, e devo dire, di avere ancora un attaccamento sentimentale a quei luoghi, d’altronde il posto dove sei vissuto per tanti anni è casa tua e ci sei affezionato, è un dolore, che debbano esistere e pesare tanto persone di quel tipo, e che tanti per cattiveria e stupidità vadano loro dietro. Ma non sono tutti uguali, dai, non è possibile, non so quanti anni hai, ma spero tanto che tu riesca a trovare amici anche lì. i ragazzini poi sono particolarmente cattivi, se possono. Anch’io devo dire venendo a roma dal nord ho avuto delle difficoltà, i romani non amano i polentoni, e sono rimasta isolata a lungo.Ma poi ne sono uscita fuori (e ora vado a scuola di tamburello, tarantelle, pizzica e tutto il resto :-)). Un abbracciofraterno, per cercare di rimediare.
Pero’ ti e’ convenuto rimanere al Nord eh? Perche’ non sei tornato nel tuo tanto caro Sud se hai tanta animosita’ nei confronti del nord?
pare un romanzo d’appendice ….
@Obbiettivo; apri la mente prima di fare domande
Cmq bel post! Hai fatto bene a scriverlo, cosi’ che la gente sappia dove portano gli stupidi pregiudizi della gente,
per quanto mi riguarda
i Leghisti nn li considero neanche persone, neanche le bestie si comportano come loro
ignoranti nell’anima!
Devo alcune risposte e chiarimenti.
Non ho descritto il presente. Ho raccontato avvenimenti accaduti esattamente ventuno anni fa.
Non ho pregiudizi o animosità verso l’Italia del nord ed i suoi abitanti, nel modo più assoluto. Il mio più profondo disprezzo va, inevitabilmente, a chi pensa e agisce da razzista. E la mia solidarietà a chi è costretto a lasciare il proprio Paese.
Qui ho imparato a lottare e a non odiare. Mi sono fatto strada, ho avuto i miei successi, gl’insuccessi, le amicizie. E’ l’italia, è il mio paese. Ho raccontato quello che è successo a me ed alla mia famiglia. Niente di più.
animapunk: non fare l’errore opposto, non vergognarti mai delle tue origini, qualunque esse siano. E poi, no, non sono tutti così, per fortuna è una minoranza a mancare d’umanità. E’ un peccato che abbia tanta voce.
Obbiettivo: animosità? Non m’interessa coltivare tali inutili sentimenti. Sono migliore di chi passa il tempo ad odiare piuttosto che a crescere. L’animosità è quella che mostri nel tuo commento. Perché? Sono rimasto al nord. Ti crea disturbo? Non l’ho data vinta a persone incivili, ti dispiace? Quello che ho l’ho guadagnato pezzo per pezzo. Tu avresti avuto la stessa forza?
unluca: romanzo? Non so se è un complimento allo stile o un dubbio sulla veridicità del contenuto, o niente di tutto ciò. Comunque confermo che è andata proprio così.
Il Nord Est… se nasci al suo estremo, poi ogni altro posto ti sembra bello e la gente accogliente.
Io sono scesa più a Sud, finalmente in Italia (quella che ha anche lo spirito e non solo il territorio) e vivo molto meglio.
Beh… Io vivo in Germania da 15 anni … cioe da quando ho 11 anni, sono stato in una scuola particolare qui e credo di avere vissuto esperienze particolari. Ho comunque conosciuto per colpa o grazie ai miei genitori i pregiudizi tedeschi. Qui ci sono italiani del nord che sono in grado di mostrare pregiudizi anche in Germania (incredibile ma vero !).
Cmq nella mia vita ho cercato molto di farmi amici tedeschi e ammetto che non é stato sempre qualcosa di spontaneo.
Beh qualcuno dira e che ca*** ci stai ancora a fare in germania ?
Lavorare non e mai stato il motivo, il vero motivo forse sono italiani del sud che ho conosciuto qua. Vivo in un mondo ibrido che non é ne tedesco ne italiano.
La colpa di un certo distacco che mostrano i tedeschi verso gli italiani (credo che sia un po come quello degli italiani del nord su quelli del sud) forse é dovuta dai tanti emigranti italiani venuti qua in passato. Conosco tra l altro tante storie interessanti che spiegherebbero pure il disprezzo e l odio che mostrano certi tedeschi verso gli italiani.
Rimane pure il fatto che molte donne tedesche amano il tipico Italiano, io pultroppo non sono mai stato tanto amato da loro (mai avuta una ragazza o amica tedesca).
Cmq come l italia la germania é divisa in diverse reggioni (Bundesländer) io forse sono in una delle piu Lombarde 😀
Ti diro forse sarai sorpreso ma credo che il medio tedesco non vede differenza tra un italiano e un turco. Cioe quello che per te é magari il marocchino per il tedesco é un italiano, uguale quanto acculturato tu sia !
Negi ultimi tempi ho addirittura scoperto che certi tedeschi conoscano le differenze tra Italiani del nord quelli del sud 😀
Ogni volta che faccio una discussione con qualche Tedesco sul tema va a finire magari che ci perdo l amicizia (i tedeschi hanno un problema grosso col essere chiamati razzisti) e comunque durante la discussione rimane spesso un certo silenzio gelante.
Mi sono rassegnato allo stare zitto e accettare i pochi ma bravi amici sia tedeschi che italiani che ho.
Forse un giorno tornero in Italia forse rimarro in Germania o forse qualcosa mi portera prima o poi piu lontano ancora per conoscere nuovi mondi.
Ogni tanto ho il desiderio di parlare a voce alta e di dire tante cattiverie, poi mi rendo conto che é sbagliato (anche perche cosi forse non avrei piu amici qua…).
Quando posso e vedo che ho abbastanza amici alzo volentieri la voce sperando cosi di poter cambiare qualcosa.
un saluto
Carissimo, quanto piacere mi ha fatto leggere il tuo post e tutti i commenti d’appendice!. Il distacco dalla Sicilia io l’ho sempre pensato come temporaneo, un inesorabile viaggio di ritorno da luoghi lontanissimi. Come in una specie di “big bang” mi sono catapultato nelle Americhe per anni dove ho fatto di necessità virtù. Imparare nuove lingue, culture, espressioni e quant’altro per capire che il mondo è troppo vario per essere catalogato. Mi sono avvicinato a poco a poco e oggi vivo in Toscana.Questo approccio mi ha dato serenità e oggi non c’è lega, partito o testa pelata che possa affliggermi con le proprie elucubrazioni. Un saluto affettuoso per te e i tuoi amici di Eboli, ai miei di Bagheria e, perchè no, a tutti i bloggers 🙂
Stesso percorso di andata (dal sud alla “ricca provincia del nord est”), periodo più recente (16 anni fa il trasloco, ne avevo 19), risultati personali lievemente paragonabili ai tuoi (ma credo perchè sono un tipo fortunato e con l’animo zen… e lo sport mi ha aiutato), sensazioni raccolte in questi anni veneti simili alle tue.
Ne ho viste, sentite e schifate di mille colori. Non posso dimenticare le parole di un ventenne in treno che cercava di spiegare a una sua coetanea che “se punti un compasso su Verona e lo apri fino ad Amsterdam, poi lo giri tocca Siracusa. Se non siamo olandesi, allora quelli di Siracusa non solo italiani. Non c’è nulla da fare! E’ così, loro sono terroni!”. Ricordo la sensazione di schifo, lo stimolo di vomito, la voglia di spaccargli il muso. Ma sarei sceso al loro stesso livello di merda. Da quel momento ho deciso, il mio slogan sarebbe stato “FIERO DI ESSERE TERRONE!”. Adesso sono integrato, sono rispettato come persona, il fatto che io sia terrone, geograficamente e moralmente, è addirittura diventato un punto di forza. Ma ripeto quanto detto all’inizio: io sono fortunato! Per mia mamma non fu così, quando nel 1978 si trovò a dover insegnare in provincia di Treviso. Cercava casa, ma anche nelle agenzie immobiliari c’erano i cartelli “Non affittiamo ai meridionali”. Forse è perchè lei passò indenne quei due anni che io sono cresciuto abbastanza forte da sopportare le cazzate leghiste.
eh sì, purtroppo razzismo e ottusità si trovano dappertutto, sono un ateggiamento mentale che stigmatizza il diverso, forse anche per insicurezza. A onor del vero, anche in campania non è che trattino proprio sempre bene gli immigrati, basta pensare a quelli che vanno a lavorare in campagna per raccoglierre pomodori e altro…e io stessa ho sentito gente del sud straparlare degli extracomunitari in un modo che non era molto divrso da quello usato dai leghisti. Devo dire che questo mi ha sempre scandalizzato molto, che persone che sono andate lontano da casa per lavorare e vivere altrove,non solo a nord ma in tutto il mondo, e hanno trovato tante difficoltà ,oggi riescano ad essere razzisti nei confronti degli extracomunitari che vengono da noi a fare la stessa cosa…
animapunk che è per l’abolizione delle frontiere, nazionali e mentali
L’esperienza dell’emigrazione va interpretata anche riferendosi a noi stessi ovvero alle nostre particolarita’ personali, al nostro quotidiano modo di essere, ai nostri processi mentali. Se esiste un rumore bianco di fondo che e’ determinato dalla sociologia della emigrazione e’ vero che su questo segnale noi possiamo “staccare” dei segnali forti e personali, incidendo profondamente il nostro tracciato e determinandoci, affrancandoci dai condizionamenti imposti dai “grandi numeri”, dai comportamenti di massa della emigrazione.
Sono un emigrato anche io. Da una grande, caotica, cosmpolita e solare citta’ del “semi-sud” d’Italia, Roma, ad un paesotto di provincia della ricca, opulenta, bigotta, contadina bassa-Baviera. Sto lottando per non rimanere sepolto ( e con me la mia famiglia) sotto il peso della diversita’, quella diversita’ che spesso significa “non esistere” qui in Germania. E credo che ci stia a riuscendo. E’ importante capire dove stanno le manopole culturali che governano certi comportamenti e imparare ad usarle, anche se non sono le proprie. E’ importante non sentirsi migliori e andare sempre incontro verso chi detesti perche’ sembra detestarti. E’ importante riconoscere e curare la propria tendenza all’isolamento e temerla come se essa provenisse solo dagli altri.
La diffidenza che ispiro ancora in qualcuno non proviene certo dal mio essere italiano in se, perche’, ringraziando Dio, certi pregiudizi sono definitivamente scomparsi, ma dal mio non mostrare disponibilita’ a condividere culture, comportamenti tradizionali,
abitudini, frequentazioni, atteggiamenti.
Non e’ facile per me andare alla festa del mio paese e ubriacarmi di Weizen con “loro”, cantando, mangiando Wiener e Senf sino a scoppiare, in ambienti rumorosi e fumosi, sino alle 2 del mattino, perche’ io non bevo alcolici, mangio poco maiale, vado a letto presto, non fumo e sono mezzo-sordo ma ho scoperto che dovevo farlo, perche’ il mio legittimo desiderio, le mie personali necessita’ si sarebbero trasformate prima in indifferenza e quindi in diffidenza ai loro occhi.
Per il nord-est, dove ho trascorso due anni splendidi della mia vita e dove venivo chiamato sistematicamente “napoletano” vale, credo, lo stesso discorso.
Sono daccordo a metà con te, uno dei miei migliori amici è napoletano, è arrivato a Monza all’età di 10 anni in compagnia con noi, lo pigliavamo un pò per il culo si è vero ma lui se ne fotteva, ci rideva su.
Ebbene in poco tempo è diventato oltre che il simbolo di tutti noi un amico indimenticabile e 10 anni dopo quando è tornato giù lo hanno pianto tutti ed oggi quando lo si rivede è sempre lui il migliore.
Reagire!
http://cino74.blogspot.com/
eh già, dura stare da ste parti…ieri sera ho visto anno zero e certe risposte date dagli abitanti di padova sulle moschee mi hanno fatto rabbrividire ed allo stesso tempo quante volte le ho sentite certe affermazioni…oddio, magari potrebbero farle anche a napoli, però qui c’è un senso di superiorità e di schifo per tutto ciò che non è cattolico e del nord est che fa paura…e lo dice una che è cresciuta in una famiglia non certo di sinistra…e per quanto ami i miei mi rendo conto quanto siano chiusi e bigotti…e mi fa male al cuore…
oddio non che in germania o in francia non ci siano questi problemi…però forse loro sono più avanti con il problema e quindi hanno fatto qualche passo in più…
ricordo il primo giorno a berlino un’enorme manifestazione di turchi a brandeburger tor…mamme, nonne, passeggini…tutti insieme e tutti pacifici…succederà anche qua, prima o poi anche gli immigrati si inkazzeranno per il trattamento da bestie e si faranno sentire…sperando che non succeda come a parigi…
i nostri politici dovrebbero preoccuparsi di più di queste situazioni…
Con questo post intendevo descrivere esperienze che mi hanno in certo modo formato. E poi il sapere che i vecchi amici mi ricordano con affetto nonostante gli anni senza contatti mi ha fatto desiderare di parlare di loro. Di quanto sia importante per me sapere che ci sono.
Ho scritto per me e per i pochi visitatori abituali del sito, e non mi aspettavo tanta pubblicità.
Ed ora alcune considerazioni e risposte.
IVO: Ricordo quei cartelli attaccati all’ingresso delle case in affitto.
Cino: La storia del tuo amico somiglia alla mia. Ho reagito, come dici, e oggi godo di notevole considerazione presso i miei amici. Forse t’è sfuggito, ma nel mio precedente commento ho chiarito che si tratta di episodi di vent’anni fa. Superati, non certo dimenticati.
vedi VQ il mio commento era relativo allo stile autocommiserativo del post; un piangersi addosso.
ciascuno di noi ha sperimentato nella propria infanzia la cattiveria dei compagni di scuola, l’infelicità derivante da particolari situazioni vissute.
osservando però più a fondo il contenuto dello scritto, va evidenziato che il generalizzare grossolanamente la situazione, affermando che il nord-est è composto di persone che non danno valore ai sentimenti e che soltanto al sud esiste la gente buona e disponibile fa emergere il lato razzista della tua personalità.
sono d’accordo con te Unluca.
Anche io ho notato una vena di autocommiserazione nel post QV.
Non nego comunque che a volte nel nord -est ci sia una certa ottusità.
Spontaneamente ti vorrei abbracciare: mi è piaciuta la tua forza di costruire passo dopo passo la tua vita. Purtroppo la tua esperienza si può rapportare a tante altre situazioni simili, nel lavoro, nello sport, con gli amici, cambiando casa, ecc. ma in ogni situazione è la forza, la convinzione e anche la passione, la disperazione a volte, a farci superare qualsiasi ostacolo…. e poi è bello voltarsi indientro, sentirsi soddisfatti di se stessi e magari riderci sopra.
uè nani, se non ti va bene il nordest, puoi sempre prender su baracca e burattini e tornare nella splendida eboli…sono milanese, non ne posso più di sentire meridionali che vivono qua sputare di continuo sulla mia città.
Poi parli d’umanità e auguri a bossi di morire; non sono leghista, e mi sta sulle palle, ma da qua ad augurare la sua morte ce ne passa
Bellissima quella del compasso amsterdam-siracusa!
Sono cresciuta in una piccola frazione di un piccolo paese della provincia di Cosenza. Per andare a scuola ogni mattina con mio padre e mio fratello percorrevamo 20 minuti di macchina per strade che in inverno assumevano sembianze alpine…Volevo andare via, allontanarmi da quei luoghi che tanto odiavo…quando questo è successo, l’unico mio pensiero dopo solo pochi giorni di lontananza da casa era quello di tonare..solo tornare…Oggi per fortuna sono a casa mia.
Durante i miei viaggi ho conosciuto molta gente, munita di pregiudizi e non. Credo che spesso le persone abbiano cambiato opinione sui cittadini del sud,pur non ammettendolo al mondo. Ma lo avranno ammesso a sè stessi? Boh…non lo sapremo mai.
Sono calabrese. Lo si nota dal mio spiccato accento, dalla mia cultura e dal mio modo di pormi con la gente, caloroso e confidenziale. Ma per quale motivo tutto ciò deve essere un problema?
Caro Virginio, la tua storia mi ha veramente colpita…anche se non ho vissuto in prima persona gli eventi dei quali hai scritto, mi sono sentita travolta dalle emozioni…una cosa voglio dire, anche un pò banale magari. Le discriminazioni ci sono anche nello stesso sud; alle superiori venivo apprezzata per il mio strano modo di scrivere, e per il fatto che riuuscivo ad ottenere buoni risultati nello studio nonostante i miei mille hobbies.Ebbene, una prof di italiano mi mise 5, non perchè non avessi scritto bene o non avessi centrato la traccia. Ai miei genitori disse:”Sua figlia scrive bene, è da 8, ma è una ragazza troppo impegnata e poi alla mattina è sempre stanca”.Logico.Mi alzavo alle 5.40 per andare a scuola!Forse il suo pensiero era dovuto al fatto che io provenissi da una frazione limitrofa, o era legato al fatto che la mia famiglia non era composta da elementi illustri? Mio padre era solo un collaboratore scolastico e non un primario o un sindaco…Erano tanti i ragazzi che nella mia classe abitavano in centro, e per giunta erano figli di notabili del paese.
Le discriminazioni, di qualsiasi tipo esse siano, fanno male, ma credo che fungano da esperienza di vita, rendono le persone che le subiscono più forti; le rendono speciali.
Virginio sono con te e con tutti i discriminati del globo. Le nostre caratteristiche di “diversità” sono la nostra essenza.
Sono anche con i discriminanti: pregherò per lo loro, per far sì che non siano mai oggetti delle loro stesse offese.
Tutti siamo diversi da tutti.
unLuca, ho già chiarito nei miei due precedenti interventi che racconto episodi del passato. Li ho rievocati, insieme alle emozioni di allora.
Non c’è alcun intento autocommiserativo: per cosa dovrei piangermi addosso?
Ma soprattutto, anche questo ho chiarito sopra, non ho rancore verso ‘la gente’ in generale o il nordest tutto intero. Non ho pregiudizi e non ho mai generalizzato. Ho presentato una situazione così come l’ho trovata e subita in quel luogo particolare (la provincia rurale vicentina) ed in quegli anni.
Nemmeno ho scritto che sia ancora così. Seppure lo penso.
Mi riferivo unicamente alle persone da me incontrate. Se ti è parso che io abbia sostenuto posizioni differenti, fammi capire dove ed in che modo.
Non ho mai affermato che ‘solo al sud esiste la gente buona e disponibile’, né era (né è) un mio pensiero inespresso. Anche in questo caso ho parlato di persone da me conosciute e luoghi a me particolarmente cari.
In sostanza, e lo ribadisco ancora una volta, ho raccontato episodi vecchi di decenni e che appartengono al mio vissuto. Ho tutti i diritti di pensar male o bene delle persone coinvolte. Non sono andato oltre.
Anzi, sì, sono andato oltre. Ho generalizzato: ho lasciato capire che le persone vicine ad un partito preciso (Lega e simili) sono razziste.
Questo lo confermo con forza, per come li ho conosciuti, come li vedo e per quello che continuano a sostenere, continuo ad esserne sicuro.
Io razzista? Mah, puoi pensarla come ti pare, ma io sono certo che non sia così. Piuttosto, tu come hai potuto pensarlo? Non hai capito bene quello che ho scritto o suonava bene quella frase?
anche io come dario sono stufa di persone che si lamentano della regione in cui vivo perchè non sono originari del posto.
Credo che non tutti nel nord est siano razzisti.
Non ne posso più sentirmi dire dai siciliani “ma come fai qui che i negozi chiudono alle 7 di sera?”
Sono del nord est ed allora?
Sono più fredda? amo meno la vita? Non so divertirmi?
Mi piacciono i pomodori maturati nelle serre invece che al caldo del sole?
PS: non sono leghista e mia nonna è calabrese
Io ho fatto il percorso opposto. Sono andato a lavorare al sud per un certo periodo. E purtroppo ho provato le stesse cose, persone a parole aperte e disponibili in realtà ottuse e chiuse come ricci. Il vederti come quello che ruba il lavoro come se lo avessi scelto quel trasferimento. E una cosa che mi ha sempre dato fastidio il parlare in dialetto per non farsi capire anche se ovviamente dopo un po’ capivo quello che diceva la gente. Alla fine sono riuscito a nord.
E una riflessione ovvia perchè tutto il mondo deve essere paese nelle cose peggiori!!!!
ho spesso notato che esiste, tra la gente del sud del Paese, una specie di smisurato orgoglio, di marcata ostentazione delle proprie origini meridionali.
niente in contrario, ma perchè questo bisogno (quasi) ossessivo di affermare che “meridionale è bello” (anzi, secondo loro, “è meglio”)? ognuno ha le sue origini di cui andare FIERO, ma non è necessario sbandierarle in continuazione.
per lorena e tutti coloro che hanno letto e leggeranno:
1. Non ho mai, dico mai, scritto o pensato che tutti al nordest siano razzisti.
2. Non ho mai scritto che sto male al nord. Ed anche se fosse, ho il diritto/dovere di continuare a lottare per cambiare le cose sbagliate del mio Paese.
3. Questi fatti sono accaduti qui a me. Con questo non voglio certo affermare che altrove non accadano.
4. Il mio non è un intervento politico-sociale e tantomeno vuol’essere una trattazione del problema della discriminazione. Sono fatti personali.
5. E’ vero che non è bello augurare la morte. Io l’ho fatto, però. E non posso dire di essermene pentito. E’ uno sbaglio? Lo ammetto, ma i sentimenti non ragionano. E bisogna provarli per giudicare. Ed essere sicuri di non avere sulla coscienza lo stesso errore.
6. Ho visto il titolo assegnato da Kataweb: ‘La rabbia dell’emigrante’. Chi l’ha scritto non ha capito nemmeno una virgola. Non sono un emigrante, ho soltanto cambiato casa (una diecina di volte, comprese quelle da quando vivo da solo). E soprattutto non ho scritto della mia rabbia.
@ VQ
quando scrivo comprendo perfettamente quel che voglio dire.
razzista è colui che cataloga i comportamenti come propri di una razza, classifica gli individui e li giudica.
questo è il razzista, hitler lo è stato, ma anche altri, vedi saddam per i curdi, o tito per gli italiani d’istria.
non esiste più l’individuo, esiste una razza di persone che si comportano in un certo modo; questo è il pensiero razzista.
i compagni di scuola che ti trattano male, la gente che giudica voi che siete meridionali; e cos’altro ancora ?
ti ho detto e ti ripeto di compagni rompipalle ne ho incontrati migliaia, come di gente che ha giudicato me e la mia famiglia, ma non posso dire che tutti quelli che sono venuti a scuola con me erano stupidi o tutta la gente che ho incontrato era prevenuta nei confronti miei ed in quelli di mia madre.
mi spiace sentirti risentito ma questa è la sensazione che ho tratto dalla lettura del tuo post.
a presto
Tutte stupidaggini, nord sud est ovest ..avete rotto se stai bene con te stesso stai bene ovunque ..o male fai te io vivo el nord da campania salerno ecc sono andato dove mi ha portato la vita poteva anche assere cina india fai quello che vuoi io amo il mondo e le persone positive le altre le ingnoro ..rispetto la cultura del posto anzi mi incuriosisce e mi apre nuove visioni e magari amo più la mia che certo non rinnegherei mai ma questo mi sembra banale non lo farebbe neanche un eschimese meno menate questa è la vita prendere o lasciare ..Mike
Se dovessi descrivere Napoli non so da dove inizierei.
Forse inizierei dalla fine. Sporto dalla nave che, allontanandosi lentamente, lascia alle spalle uno spettacolo meraviglioso. Anche il
Vesuvio, illuminato dall’ultimo raggio di sole della giornata, sembra essere a bocca aperta nel contemplare, ancora oggi come fosse la prima volta, luoghi per lui conosciuti da secoli. E poi le mille luci di uno splendido presepe.
Forse inizierei dalla gente. Cordiale, gentile, con quella cadenza così musicale che ti verrebbe voglia di chiedere loro continuamente “che ore sono?” o semplicemente dove si trovi una qualsiasi strada solo per sentirla parlare.
Forse inizierei dai giardini. Enormi, bellissimi, veri boschi all’interno della città che ti catapultano in una dimensione, un’istante prima inimmaginabile, dove perdersi e sognare.
Forse inizierei dai palazzi. Da quelli del centro, addossati come a volere difendere e lasciare intatta, ancora oggi e forse per sempre, questa città e tutto ciò che contiene. Oppure da quelli arroccati sulla collina, intenti a godere della vista di ogni angolo dello splendido golfo.
Se dovessi descrivere Napoli ora so da dove inizierei. Inizierei con il
tornarci.
sono nata al sud ma vivo da sempre al nord(avevo tre anni)….amo il sud e il nord…nessuna differenza nel mio cuore…il disagio c’è stato lo ammetto…ma fa parte del passato..viviamo il presente… 🙂
unLuca:
Esatte, le definizioni che riporti del razzismo.
Quindi io non posso entrarci. Come ho scritto prima, non ho operato generalizzazioni d’alcun tipo. Nemmeno ho scritto espressioni come ‘tutti i compagni di scuola’ o ‘tutte le persone che ho incontrato’.
Ho parlato ‘solo’ delle persone negative che ho incontrato.
Non ho parlato delle altre persone. Generose fino all’inverosimile e disponibili anche a discapito di se stesse. Ho incontrato anche queste persone.
Ma, e mi rivolgo a tutti, questo è il post di un blog, non la mia autobiografia. Non contesto che la sensazione nel leggerlo possa essere diversa. Ma m’infastidisce che si attribuiscano alle mie parole significati occulti. Ho scritto queste cose perché queste volevo comunicare. Non altre. Non di tutti, ma di me e pochi altri ho raccontato.
Non ho parlato del rapporto tra il nord ed il sud d’Italia, ma la mia singola esperienza. E non ne ho ricavato una morale da diffondere a tutti. Chi ha voluto fare al mio posto ha contestato ciò che non esiste. Legittimo, ma insensato e stupido.
Volevo descrivere quanto è importante a volte la telefonata di vecchi amici. Niente di più.
Tutto il resto è pregiudizio o ‘coda di paglia’.
Complimentissimi. Bel post. Esprime al meglio le emozioni, le sensazioni dettate dal cuore di chi, per vari motivi, ieri come oggi, è costretto, a volte anche per scelta di vita, ad emigrare nella propria terra. In un’epoca in cui si parla di globalizzazione, è vergognoso che ci sia ancora chi discrimina. Purtroppo però è la realtà e il modo migliore per rispondere è dimostrare soprattutto a se stessi e poi anche agli altri quanto si vale. Vai avanti con la stessa determinazione dimostrata fin’ora. Con simpatia.
Sto via dal blog 2 giorni ed ecco quello che succede!!
Per caso sei finito anche tu su Repubblica??? (A me è capitato mesi fa).
Ciao 🙂
Lascio un altro commento. Non ho mai subito discriminazioni “geografiche” però so cosa vuol dire essere discriminati.
Per certe persone sono sempre stata la classica ragazza paffuta e bruttina… e per questo motivo mi hanno discriminata. In che modo? Non invitandomi alle feste “in” ad esempio .
Per feste “in” intendo quelle dove ci sono i più belli e le più belle della scuola… e ovviamente ricchi. Una volta una ragazza (che consideravo amica) mi ha detto esplicitamente che si vergognava ad uscire con me perchè il mio guardaroba era poco rifornito, non andavo tutte le settimane a farmi la piega ai capelli e che quindi LA FACEVO SFIGURARE!!!
Credo che tutta questa discussione da guerra di secessione si sia innescata a sproposito. Conosco QuarantanniVergine e so che quello che ha scritto è solo frutto di un ricordo. Quanto alle discriminazioni se ne subiscono tante, sia al nord che al sud, e non è un fatto geografico, almeno secondo me. Sono fiera di essere tra gli amici veri di cui parla VQ nel suo post…Un abbraccio!
Nato nel profondissimo sud (Reggio Calabria)da genitori meridionali di medie condizioni economico-sociali (e quindi senza particolari problemi) per ragioni familiari ho vissuto sempre a Nord (Milano, Venezia, Trieste, Cuneo) e, ormai da quarant’anni, vivo a Firenze e mi considero fiorentino. Non ho mai subito discriminazioni per la mia nascita se non una volta (una sola volta) a Trieste, in terza media, da una professoressa. Ma era cretina lei. Ti consiglerei, caro QV, di fare un piccolo esame di coscienza. Tu quanto hai voluto integrarti? Quante volte ti sei detto che ormai eri fuori casa e, volente o nolente, era meglio che ti adeguavi ad una forma di vita diversa dalla tua? Non giustifico certo le ignobili pressioni di cui sei stato vittima, ma penso che, con un po’ di buona volontà, qualcuna avresti potuto evitarla. Quello però che mi sorprende è il diluvio di commenti che hanno chiosato il tuo post. Vuol dire che il problema è ancora molto sentito in Italia. E questo è male. Non solo siamo tutti italiani, ma siamo tutti europei e tutti mediterranei. Solo quando saremo tutti intimamente consci di questo potremo tranquillamente spostarci da un posto all’altro. Ma la strada è lunga. Comunque hai tutta la mia simpatia.
Orso (cittadino del mondo) Marsicano
Orso:
Oggi sono perfettamente inserito nella vita sociale della città in cui vivo. Oggi ho superato ogni ostacolo incontrato allora.
E’ un commento interessante, il tuo, mi ha fatto riflettere.
Però, onestamente, devo rispondere che no, non avrei potuto evitare quelle pressioni, quel modo di vedere in me l'”estraneo”. Ed adeguarmi ad un modo di intendere la vita che non mi apparteneva, avrebbe significato rinnegare me stesso, le mie origini.
In quegli anni stava coagulandosi l’odiosa ideologia separatista che poi ha dato vita a diversi movimenti politici e pseudo tali. Quasi ogni discorso conteneva apprezzamenti poco lusinghieri sulla mia terra. Avrei dovuto far finta di non sentire? Non avrei potuto più guardare negli occhi mio padre, né evitare di vergognarmi di me stesso.
Ho probabilmente scelto, e coscientemente, la via più difficile. Ed oggi sono ancora certo di aver scelto per il meglio.
Non generalizzo, né mai ho inteso farlo: mi riferisco unicamente ad un ristrettissimo ambiente di un piccolo paesino nella provincia di Vicenza. Ambiente che, per un ragazzino quale ero all’epoca, rappresentava il mondo intero. Quello che ho chiamato ‘gabbia’ nel post.
Sono andato via da lì appena possibile.
Al tempo dell’Università sono rinato. Sono bastati quaranta chilometri per cambiare tutto. Già dal secondo anno ho rappresentato gli studenti in tutti gli organi d’Ateneo possibili. Ho conosciuto qualcosa di molto simile alla popolarità. E poi il teatro ha fatto il resto.
Non posso, insomma, coltivare rancori verso questa parte d’Italia. Si tratta solo di episodi di molti anni fa. Non per questo meno gravi.
Hai ragione sul fatto che la discussione dimostri che questa ancora è una questione aperta. Dal mio punto d’osservazione non pare essere pesante come venti anni fa, ma è un fatto che certi pregiudizi, bene o male, sopravvivano ancora.
Per quanto riguarda L’ultima parte del tuo commento, non potresti trovarmi più d’accordo. Proprio in virtù delle mie esperienze, ho maturato quella che definisco banalmente curiosità, ma che è in realtà un fortissimo desiderio di conoscere e comprendere ogni elemento culturale differente da quelli che mi appartengono. So sorprendermi ancora per le meravigliose storie e tradizioni del paesino di montagna qui vicino come di una comunità sperduta al centro dell’Amazzonia.
Conosco e amo le mie radici culturali, per questo posso amare senza compromessi né paure ogni cultura differente.
Beh, negli anni Sessanta, a Torino c’era scritto “non si affitta ai meridionali”. Poi le cose sono cambiate: adesso gli “stranieri” sono i marocchini, albanesi, cinesi, serbi, senegalesi e così via.
Comunque il razzismo resta una cosa schifosa, una delle pesti dell’umanità.