Ne avevo parlato qui.
Il 7 ottobre scorso l’Interpol aveva lanciato un appello affinchè venisse diffusa la fotografia del pedofilo nella speranza che si potesse finalmente risalire alla sua identità. La polizia interfrontiere ha potuto contare sulla collaborazione di blogger di ogni parte del mondo. Oltre 350 sono state le testimonianze di comuni cittadini e, sulla base di “informazioni comunicate da cinque diverse fonti su tre continenti”, le indagini hanno condotto già il 15 ottobre sulle tracce dell’uomo in Thailandia.
Dall’ingrandimento di una brochure posta su un comodino ritratta in una delle oltre 200 immagini che ritraevano l’uomo in compagnia delle sue vittime, si è riusciti a risalire al nome dell’hotel ed alla sua localizzazione in Vietnam. Altre foto in esterni, un investigatore ha potuto riconoscere una località portuale della Cambogia. Dall’accostamento tra i nomi dei due paesi è stato creato l’appellativo con cui il pedofilo è identificato, Vico.
Del caso si è occupata, in Italia, la trasmissione ‘Chi l’ ha visto?’ di lunedì scorso, che ha previsto un collegamento con Roraima Ana Andriani, capo di gabinetto del segretariato generale dell’ Interpol a Lione.
Secondo quanto dichiarato in trasmissione, all’ Interpol sarebbero giunte segnalazioni da almeno cinque diversi paesi di Asia, Europa e Nord America. In questo modo si è giunti alla scoperta dell’identità, della nazionalità, della professione di Vico e di dove abbia trascorso gli ultimi quattro anni.
I particolari rivelati fino a quel momento disegnavano il profilo di un insegnante di inglese in una scuola della Corea del Sud. Risiedeva in un sobborgo di Seul, ma, a quanto pare, dopo la diffusione dell’appello, si sarebbe rifugiato in Thailandia. Nei suoi confronti è stato emesso immediatamente un mandato di cattura internazionale. Ieri si è giunti alla sua cattura a circa 200 chilometri da Bangkok, nel nord-est del paese asiatico.
Il suo nome è Christopher Paul Neil, 32 anni, canadese. L’arresto e’ stato convalidato per 12 giorni da un tribunale thailandese al termine dell’udienza. Se questo periodo non sara’ sufficiente per interrogarlo, ha precisato Apicart Suriboonya dell’Interpol, “la polizia chiedera’ una proroga” dei termini di carcerazione preventiva.
“Solo una settimana fa – ha detto il segretario generale dell’ Interpol, Ronald Noble – non sapevamo né il suo nome né la nazionalità. Ma grazie all’ appello che abbiamo lanciato a livello mondiale e alle risposte ricevute dal mondo intero e dal Canada, abbiamo potuto identificarlo”.
A facilitare la sua identificazione è stata la testimonianza di un diciassettenne thailandese, il quale ha riferito di essere stato vittima dell’uomo, insegnante d’ inglese.
L’iniziativa dell’Interpol di diffondere il volto del presunto pedofilo era stata commentata positivamente in Italia da Don Di Noto, conosciuto per le sue iniziative contro le pedofilia: “Nessuno – ha detto – può venirci a dire che è violazione di privacy quando milioni di utenti possono vederli già on line”.


Insomma, il nostro aiuto di bloggers è stato utile.
Per certi versi è bello pensare che il Web vigila.
Per altri versi è inquietante.