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Il Cretino Dispensabile – terza puntata

Tornando dal lavoro trovai il Cretino alle prese con la dispensa. È un mobile che occupa tutta una parete della cucina. Dentro ci sono sei ampie sezioni per le provviste. In casa siamo in tre e ciascuno di noi usa circa una sezione o poco più. Sono grandi. Lo spazio in più lo usiamo per riporre vettovaglie e oggetti di uso comune. Fino all’arrivo del Cretino non c’è mai stato bisogno di ufficializzare regole e suddivisioni. Semplicemente, lo spazio c’era e avanzava.

Quella sera entro in cucina e trovo tutto il contenuto della dispensa sparso per la stanza. Non gli chiedo cosa stia facendo: osservo da lontano come si osserva uno squilibrato durante una crisi di follia.

Quella sera il cretino aveva deciso che i ‘suoi spazi’ dovevano essere contigui, non ho mai saputo il perché. Aveva disposto per tutta la stanza il contenuto sfrattato da una delle sezioni. Un’altra era già stata liberata in precedenza ed il contenuto strizzato altrove.

“Ho dovuto spostarti la roba là, perché qui non avevo spazio.”

In effetti, avvicinandomi, scopro strizzate in un angolo, le poche cose che conservavo in quel mobile. Le due sezioni che – così aveva deciso – erano solo sue, risultavano del tutto libere, vuote, deserte, tranne una confezione di camomilla, nemmeno nuova.

“Ho dovuto” mi ha trasmesso una pessima sensazione. “Ho dovuto” vuol dire che non si può criticare, che quello che fa non è colpa sua, che avremmo dovuto noi fare spazio a lui. “Ho dovuto” è un atto di prepotenza, come l’aver deciso di spostare a cazzo la roba altrui senza dire niente. Cretino. Almeno potrebbe evitare quel sorriso arrogante e un po’ malato. Sembra Jack Nicholson di Shining.

“E questa?” Indico la roba sparsa su tavolo e ripiani della cucina. Sono contenitori di plastica, bicchieri, tazzine, i rotoli di alluminio, di pellicola trasparente e di carta forno. Sono tutte cose che teniamo in comune perché non appartengono a uno di noi in particolare o che sono del padrone di casa.

“Non so dove metterla”
Il Cretino assume una espressione finto-desolata. Dietro la sua faccia, dalla dispensa aperta, vedo il vasto spazio vuoto che lui ha creato tirando fuori tutto. Gli ho detto di sistemare tutto dentro la dispensa, dove stava prima, perché c’è posto. Sono tornato in camera mia, prima di mettermi a urlare.

Le stranezze di questo coglione cominciano a essere troppe. Non mi piace affatto quell’espressione da squilibrato. Questo è un cretino da competizione, nella migliore delle ipotesi.
Come avrei scoperto qualche giorno dopo, nella sua scatola della camomilla conservava anche filtri di thè, sia quelli nuovi che quelli usati e messi ad asciugare.

5 commenti su “Il Cretino Dispensabile – terza puntata”

  1. ma tu non gli hai detto proprio NIENTE? niente e niente? Oddio…quanto sei paziente. ma io fossi stata in te, gli avrei detto almeno qualcosa…e forse, dico forse, dopo avrei rimesso tutto come era prima!

  2. ma come fai a sopportarlo educatamente, senza insultarlo e senza mettergli le mani addosso?
    …di la verita’, sei santo e non lo confessi… 🙂

    …scusa, ma a cosa caspita gli servono i filtri usati del the??????

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