Ognuno è Signore di un mondo chiuso tra pareti di pensiero.
Vedo binari sparire nell’acqua del lago, il riverbero del sole rende in un certo strano modo cangiante il bianco dell’orologio sulla torre.
Ricordi la torre?
Non dormimmo quella notte, nell’autobus del viaggio.
Per la verità io solo non chiusi occhio. Lei invece sì, almeno per qualche ora. Ore che passai come fossero un unico lungo intervallo solitario.
Sognai, credo. Con la sua testa sulla spalla sinistra. Oppure fu solo immaginazione, ricamata di luce azzurrina soffusa e buio che accecava dal finestrone alla mia destra.
Eppure ricordo la sua figura, scura contro l’indaco del tramonto. Mi ricordava un cigno che decolla da un laghetto e diventa sempre più piccolo contro lo sfondo…
