Duemilasette. Il primo giorno di un nuovo anno è il momento del classico bilancio, ma non serve. Senza dubbio, quello passato è stato un anno orribile. Il peggiore che possa ricordare. Di positivo ha soltanto che è finito.
È il primo giorno. Con gli amici abbiamo festeggiato fino alle cinque.
Abbiamo evitato le tradizionali lenticchie. E pure di cochechini non se ne sono visti. Siamo arrivati in quella casetta di montagna lasciando l’auto a una certa distanza. Gli ultimi cento metri abbiamo dovuto percorrerli a piedi, lungo una salitella in mezzo a un vigneto. Tra pioggia e gelate notturne, un sottile ma consistente strato di fango ha reso sdrucciolevole il percorso. Ma erano le foglie secche a costituire il rischio maggiore.
La padrona di casa è una mia collega di lavoro. Per la verità, lavora con me solo da un mese perché ho dato io il suo nominativo al capo che cercava una persone con le sue caratteristiche.
La cena è trascorsa in allegria senza aiuto da parte di telecosi accesi. Solo dieci minuti prima del botto, ho collegato il piccolo televisore bianco e nero da cinque pollici l’ho sintonizzato sulla Rai. Appena in tempo per il conto alla rovescia. L’ho spento due minuti nel 2007.
Il mio contributo alle libagioni assommavano a qualche bottiglia di Sangue di Giuda del 2005. Perfetto con i dolciumi consistenti che stavamo consumando.
Quando già i racconti conviviali si avviavano al nonsenso ispirato dall’alcol, mi sono ritagliato una pausa nel buio freddo dell’esterno. Ho chiamato gli amici rimasti in città. Avevo un invito anche da loro, che ho dovuto declinare. Eravamo rimasti d’accordo di sentirci, magari per vederci nel corso della notte.
Loro mi aspettavano in piazza. Così, ho atteso il caffé, salutato tutti e ho lasciato la montagna per il mare di luci che vedevo tremolare là in basso.
Dovevamo vederci in un certo locale del centro, ma subito dopo aver parcheggiato c’incontriamo per strada. Saluti, auguri, auguri, sorrisi e pure una lattina di birra che mi ritrovo per le mani per brindare. Sorseggio appena, poi cedo il resto a qualcuno. Sono già pieno.
Tra un lazzo ed un altro siamo arrivati all’ingresso del locale, che è in un seminterrato. Quello che distribuisce i biglietti è un conoscente che ci concede un prezzo stracciatissimo. D’altra parte sono pure le due. Lì dentro ci mettiamo pochi minuti a prendere la via della pista da ballo. Qui i ricordi diventano confusi. Ricordo paillettes rosse attaccate al vestito di una ragazza con cui credo di aver ballato, o qualcosa del genere. E ricordo anche grossi bicchieri pieni di roba forte e trasparente, di ghiaccio e con una cannuccia nera.
Torniamo in superficie che sono quasi le cinque del mattino con l’impressione di essere rimasti solo pochi minuti. Saluto i miei amici. Saluti che sembrano durare moltissimo.
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Divertito? Forse.
È il duemilasette. Un anno che ancora non si è fatto conoscere. Penso soltanto alle persone che si sono allontanate durante l’ultimo anno. Ai tradimenti, ai comportamenti arroganti e prepotenti che ho malsopportato, alle vigliaccherie piccole e grandi e alla meschinità di persone che sarebbe stato meglio non incontrare mai.
Fino a quella stronza che non ha voluto neanche rispondere al telefono, il giorno di Natale, per gli auguri. Chiamata rifiutata e subito dopo un sms: “…ti ringrazio per le telefonate, un sms è meglio per ora…”. Meglio di cosa?
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Gli ultimi giorni dell’anno li ho passati a letto per una specie di influenza. “Quel virus che gira”, è il nome scientifico. Dopo una nottata a bere e sfogarsi, sono senza forze, in ogni senso. Sai quando si è talmente stanchi da non riuscire neanche a dormire? Ecco.
Scrivere qualcosa è un modo di parlare. Il nuovo anno è ancora uno spettro. Ieri sera ha cenato con me. Io spiluccavo verdura, lui svuotava boccali di umore scuro, un aperitivo di occhi aperti come olive, tartine di buio e lampioni, capelli sul cuscino e piedi freddi.
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Il me stesso di oggi è migliore di quello dell’anno scorso. Così credo. Di certo sono diverso. Ho affrontato difficoltà che allora non avrei nemmeno potuto immaginare. Viste da qui, mi rendono ottimista.
Quando non c’è nulla da salvare, c’è tutto da ricostruire. La scorsa settimana ho comprato due DVD con due film che ho già visto: da un lato, la disperazione di Edipo Re di Pasolini e dall’altro l’ottimismo di “Ricomincio da tre” di Troisi.
Ed è tutto qui.

Bentornato!
Cosa cambia tra il 31 dicembre e il 1 gennaio? E’ un giorno dopo l’altro come qualsiasi altro giorno.Eppure ci sembra che in quel passaggio ci sia data la possibilita’ di cambiare e che quel domani sia diverso da qualsiasi altro domani. Quindi … buon domani!
Ho letto i tuoi commenti sul mio blog…
Ho notato che hai spulciato bene bene tutti i post, e hai letto anche quelli più datati…
Beh.. Grazie, mi hai regalato un sorriso oggi, anche perchè hai letto i post che consider più belli e sinceri
Un bacione e auguri per questo 2007
Ciao, come stai?
Risposta al tuo commento: quando si hanno troppi pensieri è davvero difficile dormire e quando il sonno arriva difficilmente ci si sveglia riposati…
Che sia un buon anno, in qualunque giorno inizi 🙂