Condizioni Avverse, Dolci Finzioni – III

poemetto in sei movimenti – 3

La Finzione

I

Adesso guardami bene
senza il costume da Ladro
o da Buffone.

Il primo guadagno è un falso
una decorazione
su dolci finzioni
un pasticcio di parole dolciastre
che mi hai sottratto
decisioni che hai preso
senza fatica
fingendo.
Ti vorrei strappare dall’agenda
ma i fogli
di schiena sono tutti uguali
e l’inchiostro è incisione
e inchiodata la carta
al midollo dell’anima.

Adesso guardami
senza la maschera

la faccia dipinta da pagliaccio
è sofferenza di gioco in riso
rabbia di una lacrima finta
rivolta negli occhi
e grido soffocato nelle mani in tasca
in faccia ai Signori
ed ai loro anelli emeriti
alla nostra, alla loro miseria.
Fetore di zolfo.

Ma le parole
hanno smosso il tuo fare rumore
così umido di rugiada
lasciato a gocciolare in strada,
così simile ad uno straccio
che resta sempre sporco.

II

Il vento
è ormai quasi insopportabile. Nessuno,
nessuno tende una mano
una parola
e cantare è un po’ arrangiarsi.

Profumo di limoni
odore di secoli
passati da questa via
l’odore è diventato
quasi insopportabile, ora.

Effluvio falso
pesante dai piani alti
al giardino che s’attacca alle scarpe
ed al mio tetto da una finestra.

III

Rumori di fondo.
sogni strappati:
un inespresso squallore
ruba le coperte,
il sapore è di pane raffermo
rassegnato
ed un pò dolce.

Non era un gioco
ma un beffardo scherzo
di occhi stanchi.

Al freddo la terra è umida
ed il vento
si ferma a guardare.

Dormirò domani,
ora non ho tempo
di capire i riflessi dei sogni
sulle lastre di vetro.

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