Sabato. Sono andato in centro per qualche commissione, adesso attendo l’ora di pranzo passeggiando un po’. Laura mi aspetta nel pomeriggio. Ma a che ora vado? Che faccio, le telefono?
Alzo la testa e la vedo. Proprio all’inizio della piazza, dall’altra parte della strada, ha la mano alzata e la scuote per salutarmi urlando “Ehii!”
Attraverso, ci salutiamo, sta facendo compere anche lei, l’accompagno per un po’ e ci mettiamo d’accordo per il pomeriggio. Prima di lasciarci ci fermiamo davanti alla locandina di un musical importante. È in città fra due mesi. Chissà se i biglietti sono già esauriti. Magari ci informiamo.
Sul marciapiedi opposto c’è una coppia: lui cammina avanti, lei lo segue urlando e piangendo insieme. C’inventiamo una storia per spiegare la scena. Concordiamo sulla storia di corna e di gelosia. Ridiamo.
“Tu sei gelosa?”, chiedo all’improvviso.
“No.”, dice.
“Io, invece, credo di sì.”
E qui si dividono le strade. A dopo. Ciao, ciao.
—
Casa sua non è terreno neutrale. Oggi è sola in casa – non c’è sua madre – e sono più tranquillo. Fra poco arriva una sua amica che si presterà a farci da modella. Dobbiamo sostituire una fotografia sulla locandina.
Arrivo in leggero anticipo. Lei si è appena lavata i capelli e deve asciugarli. Mi tocca aspettare con la gatta bianconera. Mi guarda senza interesse.
Discutiamo della modifica e poi parliamo dello spettacolo. Alla fine passiamo alle chiacchiere informali. La gatta sonnecchia con il culo sulla ventola del portatile. Ama il calore.
Arriva Cristina, la modella. Sorseggiamo succo di pompelmo rosa. Sarà pure una convenzione sociale ampiamente diffusa, quella di offrire qualcosa agli ospiti, ma a me non ha offerto una fava quando sono arrivato. Che vorrà dire?
Si parla di gatti, poi la nostra ospite (nostra? Vabbè, non importa) indossa il costume. Il tempo di scattare qualche foto e la mandiamo via. Il resto del pomeriggio lo passo a modificare e montare immagini. Alla fine abbiamo la locandina.
Ci stiamo congedando, ci raccontiamo degli spettacoli estivi da vedere insieme.
“Senti, io volevo parlarti di una cosa, ma forse ora non è il caso…”
“Ma di che si tratta? Dimmi.”
—
Non mi ricordo bene cosa ho detto. So che ho attaccato con la storia della gelosia di stamattina:
“Hai presente cosa senti quando ti piglia quella cosa…”
“No, non lo so… è passato tanto tempo… ”
Non avevo alcuna idea di come proseguire, lei mi fissava. Secondo me aveva già capito tutto ma aspettava che io mi rendessi ridicolo senza aiutarmi. Magari si stava pure divertendo, la stronza.
L’immagine che mi viene in mente è quella di me che ballo intorno a ciò che volevo dirle come su un sombrero di metallo incandescente. A piedi nudi.
Le chiedo: “Sono strano?”
“Non più del solito”, dice
“Non mi aiuta”, concludo.
Finalmente, mi tende una mano:
“Allora chi è questa persona?”
“Eh, questa persona sei tu”
“Ma lo sai che io…” fa il gesto della mano che vuol dire “niente”
Lo so che tu. Non so se sia vero.
“…lo so, lo so, ma dovevo dirtelo…”
Ho atteso per non fare casino mentre si metteva su il nostro spettacolo, ma trattenermi ancora sarebbe stato crudele. Qui suona il campanello.
È arrivata la sua amica, ché devono uscire stasera. Il discorso si chiude qui. Saluto la nuova arrivata dicendo che stavo andando via. Come fanno nei film americani. Lei mi guarda: “comunque ne riparliamo”, dice. Le credo. Esco.


Bravo, hai trovato la forza di parlargliene, già questo ti fa onore!
Ora, comunque, vedi di risolvere in fretta sta faccenda…
più una donna pensa più si fa pippe mentali più entra in crisi…
Sii risoluto e fa che lo sia anche lei.
ciao.
Decifrare segni indecifrabili, anche questo è l’amore.