A casa sono nervosissimo.
Mi metto di fronte al PC, accendo la radio. Ascolto qualcosa senza attenzione e scrivo. Scrivo a lungo. La serata si sbriciola via in un attimo. Quando guardo l’ora sono le due di notte e mi accorgo di non aver cenato. Ma non ho fame. Provo a mettermi a letto e osservo scorrere le ore. Mi sono addormentato verso le quattro, ma alle otto, senza motivo ero già sveglio.
La mattinata passa camminando in centro. Vedo gente che sembra avere l’unica occupazione di mostrare a tutti quanto riesca a spendere. A casa mi metto ossessivamente a pulire ovunque. Vado avanti fino alle tre del pomeriggio, esausto. Faccio una doccia e mangio qualcosa. Comincia l’attesa.
In qualche modo, il tempo passa. Quando sono quasi le otto esco dal balcone, guardo in strada e rientro. Poi via daccapo finché suona il citofono. Apro.
***
Laura entra. Con lei c’è un’altra ragazza. Dice che stanno andando a cena fuori e visto che è lì…
A me non frega un cazzo delle sua scuse assurde. Stava mentendo ieri e sta mentendo adesso. Il fatto che siano menzogne inutili rende soltanto più surreale la sua finzione. Non ricordo più l’ultima volta che è stata sincera, ammesso che lo sia mai stata.
L’ho condotta, senza parlare, dove si trovavano i costumi e gli altri oggetti. Le ho fatto notare che li avevo preparati da mesi in attesa che lei venisse a prendersi tutto. L’atmosfera era quella della fine di un rapporto, quando due persone si separano e si incontrano per restituirsi gli oggetti del vivere insieme.
Le ho detto che, se voleva, potevamo andare da Andrea a prendere le altre cose. L’avevo già avvisato che saremmo passati. Siamo andati e l’ho aiutata a sistemare tutto nel bagagliaio. Avevo atteso questo momento per tutto il giorno. È stato qui che ho elencato tutti gli oggetti di mia proprietà che non mi ha restituito. Dopo un attimo di imbarazzo ha detto che mi avrebbe fatto avere tutto al più presto.
Le ho detto che no, non m’interessa, non ha importanza. Non li voglio. Puoi tenerli per ricordo. Ho mantenuto il tono sarcastico per la frase successiva: “Se ti verrà voglia di vedermi e parlarmi, chiamami pure. Allora, magari, mi porterai anche quelle cose. Altrimenti lascia stare: non voglio più vederle.”
Senza dire altro, me ne sono tornato in casa lasciandola lì a lottare con le sue amate cose, vicino alla sua auto.
Colonna sonora: Squallor, “Risata triste”


non si farà sentire più … non ha vauto il coraggio di farlo inquesti mesi e adesso che ha avuto quello che voleva sparirà. Non credo sia una gran perdita ( e lo dico come se lo dicessi a me, quando penso che con certe persone dovrei proprio tagliare i fili). Un saluto
Una donna, una tristezza senza fine.
Ma adesso tu come stai? Ce l’abbiamo messa una bella pietra sopra???
Concordo e mi chiedo una cosa: ma quanta paura ha a restare sola con te?? e poi mi viene in mente che ultimamente ogni volta che la incontravi per caso era sempre con qualcuno… ma esce mai da sola???
Forse mi sbaglio, ma mi viene da pensare che l ami ancora, nonostante tutto
Caramella: non ti sbagli. Le voglio bene comunque. Anche se lei non ha idea di cosa voglia dire, anche se non è in grado di capirlo. Anche se non ho alcun desiderio di rivederla.
Forse ho motivi a sufficienza per provare odio. Ma non so come si fa, e non voglio imparare ora.
Consoliamoci con le firme!! 😀
Forse le vuoi ancora bene proprio perchè hai letto la sua anima e sai che lei ha bisogno di te…una cosa è vera: l odio è un sentimento che prova chi ha fallito e in questo caso non sei tu che ha fallito…