paesaggio notturno con uomo e ombrello

Qualcosa che gli occhi non vedono

Dalle prime battute l’avrei evitato. Filmare con il telefono la coreografia, come annotazione in video, era una richiesta del regista. Però io a fotografie e riprese filmate non sono mai stato affine.

Dalle prime battute ho eseguito il compito. Provando il gusto di chi si sente utile, e più nulla. Tra un ciak e l’altro ho scattato qualche foto. Nemmeno so perché. Per passare il tempo.

Poi la curiosità s’è infilata in quest’attività. Il sapore di strane inquadrature. Il piacere di certe composizioni di colori, di forme. Il fermare attimi perfetti, quelli che nella realtà vedi solo per un istante e sono già svaniti quando te ne rendi conto. Osservare usando un altro occhio, esterno. Dalle prime battute non l’avevo capito, ma avevo in mano uno strumento analogo a tubetti e pennelli ed allo stesso tempo molto diverso.

A tre settimane dal primo video, alla terza sessione di riprese, m’è presa una frenesia creativa che m’ha fatto scattare un centinaio di immagini durante le due ore di prove. Inquadrature buone ne avrò azzeccate quattro o cinque, ma la ricerca è stata entusiasmante.

La fotocamera di un cellulare è quel che è. Ne soffro i limiti. Ed anche le regolazioni automatiche, che limitano la creatività.
Ora cerco una macchina fotografica vera, che mi consenta di operare sulle regolazioni per poterle sbagliare fino ad imbroccare l’equilibrio giusto in una immagine che sia gustosa.

L’immagine di qualcosa che gli occhi non vedono.

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