figura sfocata di donna

Uno spettacolo – I. Preparazione Nervosa

Oggi è un lunedì sfinito. Il fine settimana è stato estenuante.
È iniziato giovedì, con la prova generale dello spettacolo. Una prova di merda. Gli attori sono apparsi peggio che impreparati: sembra che non gliene freghi niente.

Io, Laura e anche Paolino il Secco siamo arrivati sul posto già nel pomeriggio. Il sole picchiava in modo tremendo e nessuna ombra ci offriva tregua. Messe a punto le scene, sistemate le luci meglio che si può, di qui mettiamo le uscite, i costumi qua, stendiamo il telo che sarà camerino.

Quando hanno cominciato ad arrivare gli altri attori, c’era ancora molto lavoro da fare. Più loro se ne disinteressavano, più noi tre diventavamo nervosi. Per non parlare di quello che è arrivato senza il costume. Sorridendo, ha provato a dire “Ma non pensavo che…”. “Esatto, non pensavi!”

I dialoghi, le entrate, i cambi scena, tutto fatto a cazzodicane. La tensione era un sapore forte, nell’aria. Poi il fattaccio. Per bilanciare meglio l’azione, abbiamo deciso di modificare leggermente i movimenti di un paio di attori in una scena corale. Uno di loro, però, si è fermato:
“No, così non la faccio.”
“Perché no?”
“Non ne ho voglia.”

Da un attore esperto che fa i capricci, rifiutare le indicazioni del regista sarebbe un atteggiamento odioso. Ma qui avevamo a che fare con un dilettante al suo primo spettacolo. Dopo aver lavorato cinque ore sotto il sole, arriva uno stronzillo del genere che a trent’anni passati si comporta come un bimbominkia… Laura s’è allontanata per non urlargli contro. Io invece gli ho rovesciato addosso il distillato di tutta la tensione del Virginio incazzato.

***

Ho poi ripensato a quella reazione. La stanchezza accumulata da settimane, la mancanza di sonno… Soprattutto quella plateale mancanza di rispetto che mi hanno fatto esplodere.

Se non ti interessa il teatro, per quale stracazzo di motivo hai voluto farlo? Oppure credi di aver capito tutto a tal punto da poterti permettere di decidere anche la regia? Ci vuole una arroganza abnorme per comportarsi così. Oppure una abissale ignoranza.

L’attore deve eseguire quello che decide il regista. Si può discutere, nel merito, se sia la scelta giusta, ma una volta deciso, tu stai zitto ed esegui. “Perché non voglio” non è una risposta, è una bambinata.

Tu, poi, hai visto il palcoscenico per la prima volta sei mesi fa, non ti puoi permettere nemmeno di discutere. Lo spettacolo lo abbiamo pensato, scritto e messo in scena: non puoi avere nessuna idea di come debbe essere allestito.

***

La prova si è conclusa qui.
Tutti sono andati via, lasciando i soliti, Laura, io e il Secco, a raccogliere gli oggetti di scena dimenticati sul palco. Verso le tre del mattino sono arrivato a casa.

Durante la notte, il sonno ha latitato. Verso le cinque e un quarto stavo ancora provando a riaddormentarmi. Alle sette ho rinunciato: una doccia e poi in ufficio.

Il pomeriggio è stato un continuo correre in giro per trovare gli ultimi oggetti di scena mancanti. Centosessanta chilometri. Laura e il Secco, intanto, hanno concluso la tragicommedia dell’impianto luci prendendo a noleggio quel che serviva.

Alla sera ci siamo ritrovati con il tecnico per montare e testare tutti gli impianti. Fino alle quattro di notte.

Nella stessa serie<< E’ mezzanotte, il cielo sta beneUno spettacolo – II. Esecuzione >>

Lascia un commento

Torna in alto