figura sfocata di donna

Dolce, amaro e amarissimo

Ieri ho visto un arcobaleno. Stamattina mi ha scritto Serena. Ha risposto alla email che le ho spedito qualche giorno fa. Mi si è intrecciato lo stomaco, quando ho guardato la posta.

Però non dice molto. Vuole stare da sola, dice “staccare la spina”, per certi motivi privati che non vuole dire. Lavora e prepara la tesi. Ammette che per alcuni motivi si è sentita offesa per colpa mia. Anche l’equivoco dei biglietti per lei ha pesato.

Mi sono assunto la colpa, le ho chiesto scusa, anche se non ho capito cosa ci sia stato di offensivo in quello che è successo. Però continuo a pensare che quanto dice non sia abbastanza da giustificare questa rottura completa, improvvisa e insanabile che lei ha deciso. Non senza darmi la possibilità di una spiegazione.

Dice che soffriva quando non poteva uscire e doveva cercare giustificazioni per me. Non capisco la difficoltà. Bastava dirmelo. Mi sento stupido per non averlo capito, ma sono anche irritato perché riteneva di dover fingere in questo modo.

Le ho scritto che posso aspettare. Penso che ne valga la pena. Però non so se serva a qualcosa.

***

Comunque sia, quelle sue poche righe hanno illuminato la giornata. Dopo il lavoro ho sentito brevemente Paolino per cose di teatro, poi mi son messo a girare per gli oggetti di scena che mancano.

Laura ieri sera mi ha chiesto di verificare costi e tempistiche per realizzare il sito della compagnia. Così le ho telefonato. Ho ricordato che questa è la serata in cui lei esce a cena con quello stronzo e la sua carriola di prosopopea. Fanculo.

Ho portato a casa della birra. Volevo stordirmi abbastanza per andare a letto ed addormentarmi subito. Adesso la birra è finita e io sono ancora acceso.

**

Le avevo chiesto un paio d’ore per parlare. Mi ha fatto credere che sì, va bene, però non ora, aspettiamo un momento più opportuno, più tranquillo, senza troppi impegni, senza stress. Era la proverbiale carota, però adesso me la infila nel culo questa carota, la stronza.

Non che mi fossi costruito chissà quali illusioni. Avevo capito chiaramente da subito la direzione che aveva preso questa storia. Avevo inteso quel teorico appuntamento come occasione per chiarire i nostri rapporti dentro la compagnia teatrale che abbiamo costruito. E che senza di me oggi non esisterebbe.

Contavo sulla nostra amicizia e sulla fiducia. E invece mi trovo a non fidarmi più di lei e a dubitare fortemente che siamo mai stai amici. Mentiva. Raccontava balle perché le conveniva il mio aiuto. Ora penso questo. Ed è questa disillusione a fare tante crepe nei muri e a rendere instabile tutto quanto abbiamo costruito.

Bastavano due ore per affrontare tutti gli equivoci. Invece per lei ero meno urgente di un ricamo sfilacciato. Meno importante di una lampada fulminata. Meno interessante di un vecchio guanto bucato. Poi arriva questo cialtrone e io finisco tra il ciarpame da discarica.

Forse c’è della gelosia, in quel che sento, ma è soprattutto il senso di una offesa profonda, una mancanza di rispetto irrimediabile e senza alcun motivo.

***

Le ho telefonato, dicevo. Ha rifiutato la chiamata. Le scrivo a proposito dei motivi della telefonata. Risponde verso mezzanotte. Scusa ma ero impegnata, dice, e comunque non ho il tempo di occuparmi anche di questo. Che si fotta, allora. Se non se ne preoccupa lei, non vedo perché dovrei farlo io.

Non ha il tempo, dice. La solita scusa. Scommetto che nemmeno ha capito che cosa ho scritto. Ho richiamato subito, incazzato, e ha rifiutato ancora la chiamata. Le ho scritto di chiamarmi quando avrà trovato il tempo di ascoltare. Non un attimo prima.

***

La settimana scorsa le ho chiesto se siamo amici. Ha risposto “non è cambiato niente”. Una risposta senza significato. Probabilmente è questo il nostro rapporto: senza significato.

Nella stessa serie<< LuceLa maglietta rossa >>

2 commenti su “Dolce, amaro e amarissimo”

  1. ci sono strade che si percorrono soltanto in un senso. E ti rimane il bruciore di stomaco quando ti accorgi che sei stato cieco fino a quel momento, quando razionalmente ti rendi conto che non c’e’ logica che tenga, che tu sapresti far durare un giorno 26 ore solo per avere quelle due ore di chiarimento, mentre dall’altro lato i giorni durano 24 ore, ma solo per te… sono un po’ amara …scusami, ma mi e’ sembrato di riprovare sensazioni che ho vissuto e non mi sono mai passate.

    (IP: 138.132.167.35)

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