Preparato tutto prima dell’ufficio, al mattino. Mattinata in cui ho, sì, lavorato, ma col pensiero vagante in luoghi che non sono di questo mondo… (che esagerazione).
Pausa pranzo. La giornata di scrivania e piccì è finita. A casa arrivo senza appetito, mi preparo un’insalata con pomodori, peperoncino, carota e mozzarella. Ore quattordici, l’appuntamento in teatro è alle quattro. Ho due ore, questo vuol dire che ho un’ora e mezza per preparare gli ultimi dettagli.
I pantaloni che indosserò in scena li ho acquistati ieri. Nove e novanta, al supermercato. Ma devo provvedere ad accorciare le estremità inferiori. Non ho le dimensioni di un giocatore di basket. Prendo il mio set da cucito, tipico del single medio che vive lontano da mamma. Spezzo due aghi (sono di burro?) ma alla fine riesco a fare un lavoro non certo perfetto, ma funzionale ed invisibile. Preparo a parte una borsa con dentro asciugamano, pettine e sostanza gelatinosa per acconciare opportunamente il capello. Una bottiglia d’acqua congelata esce dallo scomparto del ghiaccio e s’appoggia nel valigino accanto alla borsa di prima. Aggiungo poi le parti del costume di scena che ho con me (la giacca è da Laura, che ora starà rifinendo alcuni particolari). Ore quindici, quasi. La giornata è caldissima, sono tutto sudato, ho bisogno di una doccia.
Alle tre e mezza sono pronto per andare. Prendo il valigino, il mixer e la borsa con cavi, cavetti, adattatori, cacciaviti e scendo. Decido di prendere la tangenziale. Così accorcio e salto il traffico semaforico, magari arrivo prima. M’illudo.
In tangenziale faccio quaranta minuti di coda per lavori alla pavimentazione. L’uscita è chiusa perché il cantiere è proprio lì davanti. E’ chiusa anche l’uscita successiva. Esco in direzione della città e rientro in tangenziale in direzione opposta. Torno quasi vicino casa e riprendo la strada normale. Con traffici e semafori e stronzi lenti davanti. Ore sedici e trenta, irritazione e frustrazione. Chiamo Laura per avvertirla del ritardo, si sente il click della risposta, rumori misteriosi. Metto giù e ritento. Nessuna risposta. Il disagio cresce mentre aspetto inutilmente che mi richiami. Ho ormai quaranta minuti di ritardo, di solito sono puntualissimo, se non in anticipo. Avrà capito che potrebbe essere successo qualcosa.
Invece arrivo al teatro quasi alle cinque, la porta è chiusa, seduti sul gradino ci sono Paolino il Secco. e Virginia, i costumi appesi alle maniglie. Nessuna traccia di Laura, “è più in ritardo di te, oggi”. Racconto in breve la disavventura e chiedo come mai il teatro sia ancora chiuso. Virginia sembra non accorgersi, o non badare affatto alle aperture assai audaci della sua gonna leggera dovute alla posizione. Io lo noto come si nota un albero in un paesaggio boschivo.
In quello compare l’omino delle chiavi. Non è lo stesso dell’altra sera. Viene dal retro, da un cancello che dà sul giardino incolto dietro l’edificio. Candidamente dice che è là da un’ora ad attenderci. Reprimo un gesto violento ed ho l’impressione di non essere l’unico. Seguiamo l’essere che già non amiamo in quel groviglio d’erbacce e spuntoni di cemento senza fiori ed entriamo finalmente in teatro.
Qualche minuto dopo, mentre sto portando dentro le attrezzature che avevo in macchina, vedo arrivare Laura, così aspetto e le do una mano a portar dentro i costumi. Non ha risposto perché ha l’auricolare che non funziona bene e senza preferisce non rispondere. Mostro di crederle, e perfino ci provo. Reprimo la mia mancanza di fiducia, non ha senso e non serve a nessuno.
Constatiamo l’assoluta mancanza di pubblicità al nostro spettacolo, nonostante le rassicurazioni avute nei giorni passati. Prepariamo i costumi e gli oggetti e cominciamo una prova generale per controllare gli ultimi dettagli e le posizioni degli oggetti sulla scenografia. Tutto bene. Verso la fine arrivano le due ragazze che faranno le riprese stasera. Decidiamo di andare a rifocillarci, sono le sette, mancano due ore.


Bella storia… aspetto il resto… scorre liscia come l’olio. Bravo
comunque sei stato nominato per il gioco delle strane abitudini…
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