Mancano due ora all’alzarsi del sipario. Decidiamo che è ora di bere qualcosa, forse di mangiare, anche. Virginia va a casa: tornerà più tardi. Laura, il Secco e io con le due operatrici c’incamminiamo. Non c’è nessun altro in teatro. Telefono all’omino buffo di prima per chiedergli cosa fare. Spegnete le luci e andate, lasciate pure aperto.
Mah, che gente strana. Nemmeno un custode. Accosto una della porte e chiudo le altre.
All’uscita ci viene incontro il tecnico, appena arrivato. Ci accompagna al bar. Ordiniamo dei panini e delle bibite. La signora che prepara il cibo è metodica, precisa e lentissima. Più di mezz’ora attendiamo per il pane del giusto. Croccante, fin troppo.
Durante l’attesa, sento Laura che chiede insistentemente al tecnico di accompagnarla a una festa all’aperto appena fuori città. Non so di cosa parli. Di colpo si accorge di aver parlato troppo. Chiede a Paolino per simulare una dimenticanza. Ovviamente lui non ne sa nulla. Sto al gioco e dico che nemmeno io ne so nulla.
“Ero convinta di avervelo detto”, dice, “evidentemente mi sono dimenticata, ma bisognava confermare l’iscrizione entro martedì ed ora è tardi.” Certo, come no.
Ma nemmeno il tecnico ha confermato, a quanto pare, però cerca di inventarsi che per lui si può fare un’eccezione, e ne parla con dovizia di particolari per farlo sembrare vero. Che stronza.
Questa delusione è qualcosa di molto simile alla frustrazione, ancora una volta nei suoi confronti. Che meschinità. Ho chiesto qualche informazione in più, soltanto per cortesia e per mostrarmi superiore a queste bassezze. Due parole di risposta, nulla di più, e si è rivolta all’altro. Mi sono allontanato un po’.
Non voleva parlarne con noi, bene, nulla di male. Fingere e mentire in modo così spudorato per non ammetterlo è offensivo. Crede di prenderci in giro? Di prendermi in giro? Ci vediamo tutti i giorni: sostenere che non ci sia stata l’occasione di parlarne… vabbè, che lo dico a fare.
Sembra che nemmeno si renda conto di quello che fa. Delle conseguenze di certi comportamenti. Forse per lei i rapporti umani non hanno alcuna importanza, ma almeno dovrebbe rendersi conto che sta rischiando di fare a pezzi la compagnia.
Rileggo quel che ho scritto. Può apparire uno sfogo e basta. Non lo è. Ho tutte le ragioni per provare disprezzo, se non peggio, per una persona così. Sta ricambiando il mio affetto, la mia amicizia, con questo. Vorrei dirle tutte queste cose, ma credo sia fiato sprecato. Ho perfino paura a telefonarle, ormai, viste le reazioni infastidite degli ultimi tentativi.
Bastava un semplice “scusa, mi sono dimenticata”. Ma non era dispiaciuta. Non le importa affatto. Era idiota credere che per lei questi anni a lavorare sul nostro progetto significassero qualcosa. Che delusione.
Il tempo passerà, portandosi via le parole che scrivo ed i pensieri da cui si sono generate. Lo scrivo per ricordarmi che questi momenti sono passati, anche se adesso mi sembra impossibile.
Posso dire al me stesso di domani che sono orgoglioso di me. Non ho mentito, non mi sono nascosto, ho cercato di non far male a nessuno. In nessuna di queste cose sono stato ricambiato come avrei meritato. Ma sono stato giusto.

