È giovedì e io sono incazzato. Ripenso a ieri sera e mi girano le scatole.
Esco dal lavoro per pranzo, entro in auto, infilo l’auricolare e chiamo Laura. Ci scambiamo un saluto formale, poi mi informa che sta comprando una bicicletta. Io riporto la discussione verso argomeni più seri.
Dice che ieri non ha voluto parlare di Linda perché eravamo lì per altri motivi e le sembrava fuori luogo. Poi ammette che invece ne ha parlato con Virginia. Bene, dico io, così invece di affrontare la questione, coinvolgi l’unica persona al mondo che non avresti dovuto coinvolgere. L’atmosfera è già surriscaldata quando le chiedo della sua fuga. Mi considera così stupido da non vedere come si comporta?
I toni s’alzano. Ormai stiamo litigando. Lei nega. Dice che io ero impegnato a chiacchierare e non voleva disturbarmi. Evidentemente mi crede così stupido da non riconoscere una plateale e ridicola menzogna come questa. Ma non ci credo e pretendo una spiegazione. Devo insistere, poi cede e ammette che non voleva parlare con me. Che non vuole affrontare “i soliti discorsi”. Che non c’è nulla più da dire. Che nessuno, prima, le aveva mai creato “problemi di questo tipo”.
E scappare via in quel modo sarebbe una soluzione?
Dice che se insisto con “questo atteggiamento” potrebbe decidere di troncare del tutto i nostri rapporti. Come se tra noi ci siano ancora rapporti di qualche tipo. Se non fosse per gli spettacoli già fissati, avrei rotto io ogni contatto, dico io. Non avevo nulla da dire e nessuna intenzione di parlare con lei. Ho chiamato perché mi ha offeso col suo comportamento vergognoso fino ad essere imbarazzante.
In ogni caso, quando non vuole parlare con me, è sufficiente dirlo, come succede tra le persone civilizzate. Non è complicato da capire.
Tra persone civili si usa anche non scappare dalle proprie responsabilità. Lei ha combinato i casini con Linda e Virginia: a questo punto, se le interessa risolverli, se ne occuperà da sola.
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Prima di chiudere la telefonata, dice che di Linda parleremo sabato. Le dico che non mi interessa. La strada è compiuta. Sono a casa. Mangio della frutta ancora tremando per l’incazzatura. Mando un messaggio a Paolino: se le prove sono stasera, io non ci sono. Avverta lui la stronza. Impreco. Torno al lavoro.

