figura sfocata di donna

Visione Serena

Esco di casa per andare al lavoro, come tutte le mattine. Oggi è un po’ più presto del solito. Il traffico è medio, il tempo freddino, il cielo è colore del piombo. Occasionalmente il sole riesce a lanciare uno schizzo negl’interstizi tra nuvola e nuvola.
Dovessi dipingerlo userei una punta di carminio e una di ocra gialla in un terra di siena, per schiarire il tutto con del bianco di zinco.

La solita strada, l’incrocio e su fino alla rotonda dove giro a destra verso la seconda rotonda. E vedo lei. Serena sta portando a spasso un bambino. È il suo lavoro, del resto. La vedo che è di spalle, ma la riconosco. Quando le passo di fianco ne ho la certezza.

Non posso fermarmi. Per un attimo resto incerto. Alla rotonda torno indietro. Lei si sta dirigendo verso il parco. Non ci sono altre auto e prendo la stessa direzione, mi avvicino e dò un colpetto al clacson.

Serena si volta e mi vede. È imbarazzata, ma anche io, in effetti. Mi dice ciao. Io sorrido e la saluto. La bimba mi guarda.
“È incuriosita dalla macchina” mi dice Serena “Stai andando al lavoro?”
Le dico di sì, aggiungo alcune frasi di circostanza. Poi dico l’unica importante.

“Io ti aspetto, eh”
Lei capisce cosa intendo e cerca il modo di rispondere, ma non trova le parole.
Le chiedo della sua laurea. Sarà in ottobre, ma nessuno deve esserne informato. Non vuole clamori, né persone ad ascoltarla. Io vorrei esserci, le dico che l’aspetterò fuori dall’aula. Mi dice che preferirebbe di no, ma lo dice sorridendo.

Sono rimasto tutto il tempo seduto in auto, e sono stati pochi istanti soltanto. Abbiamo parlato in modo distante, senza segni del nostro rapporto precedente. Soltanto di lavoro e università.
“Sì”, le ho detto, “ho visto gli altri, di recente, ma non mi hanno chiesto di te. E io non ho detto nulla”.
“Va bene, ma tu non sai niente”, mi fa.
Annuisco.

Però ci intendiamo ancora con poche parole e qualche sguardo.
Le ho detto che sto uscendo da un periodo difficile. La sua espressione si incupisce appena. Distoglie lo sguardo per un istante. “…per tanti motivi”, aggiungo.
Ci salutiamo. Il bimbo ancora guarda la macchina, ma ha perso l’interesse di prima.
Ciao.
A presto.

A presto.

Nella stessa serie<< Non arrendersi, se fa malePer un attimo chiudo gli occhi… >>

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