Era estate, una qualsiasi. Di quelle con uno steccato di canne a separare la spiaggia. Di là, pochi ombrelloni, il vento, il mare freddo e limpido del mattino presto. A Mino piaceva correre sul bagnasciuga a quell’ora. Arrivava al fiume, lo attraversava e continuava la corsa. Poi, poco prima delle otto, il sole più caldo, i primi bagnanti e i suoni della gente. Era ora di tornare indietro.
Al ritorno Mino cercava facce conosciute. Talvolta cercava lei. Non importa il nome, c’era sempre una lei, durante l’estate.
Sono passati quasi trent’anni. Mino è tornato a correre sulla riva umida dopo tanto tempo. Fa freddo, non c’è nessuno, il sole ancora non si vede. Mino si toglie le scarpe, si bagna i piedi, osserva le onde, si chiede cosa sia successo. È stato un giro lunghissimo, per tornare sulla stessa spiaggia. Ma questa non è la stessa acqua, non è la stessa sabbia.
Estati marziane: l’espressione gli spunta all’improvviso tra i pensieri. Gli piace. Era un altro mondo, l’età in cui tutto doveva ancora accadere. Non ci tornerò mai più su quel pianeta. Nemmeno noi che c’eravamo siamo più gli stessi. Ricordiamo storie. Sara, Elena, Valentina, Simona, Anita, Valeria, Rosaria, Ottavia, adesso sono solo racconti.

