È una sera frenetica, per strada. Passo oltre mezz’ora nel traffico e per cena mi accontento di una banana. Prendo anche la giacca. Fa caldo, ma potrebbe rinfrescare.
L’ingresso s’apre alle sette, ma tanto arrivo che sono quasi le otto per colpa del parcheggio. Lo spattacolo inizia fra un’ora. Chiamo Laura. Mi da indicazioni per trovare lei e le altre. Quando le raggiungo stanno mangiando panini.
È pieno di gente. Ci sono posti liberi tra quelli numerati, che costano uno sproposito.
Laura mi dice con irritazione che voleva invitare Linda alla sua festa, ma non ha avuto risposta. “E cosa cazzo t’aspettavi, dopo quello che le hai fatto?”, avrei voluto risponderle. Ma suppongo di aver detto altre parole.
Adesso la vedo preoccupata, ma fino a oggi ha dato per scontato di non aver fatto nulla di grave. Chissà se arriva a rendersene conto, prima o poi.
Telefona al Secco per avere la conferma almeno della sua presenza. Nemmeno Paolino risponde. Gli scrive un messaggio che vuole leggermi prima di spedirlo. Non so perché. Comunque anche il messaggio non ottiene risposte.
Mi chiede cosa sarà successo. E che ne posso sapere. Sarà lontano dal telefono. Mica passiamo l’esistenza ad aspettare i tuoi messaggio. Abbiamo anche una vita nostra eh.
Le dico che il Secco aveva un esame all’università stamattina. Magari non vuole parlarne perché è andato male. Laura si agita. Sto per dirle perfidamente che dovrebbe ricordarsene quando non risponde ai miei messaggi, ma per fortuna inizia lo spettacolo.
Nel frattempo è arrivata pure Virginia. Probabilmente vorrei essere altrove, oppure con altre persone. Qui avverto la sensazione di qualcosa che sta agonizzando.
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Lo spettacolo è grandioso, appropriato per questa musica molto bella. Una delle ragazze sembra commossa, mentre dice “che bello, che storia romantica”. Io annuisco. Laura dice “la protagonista è una cagna”, poi si mette a smadonnare di raccomandati nel mondo del teatro. Anche di invidiosi, ne abbiamo, penso.
All’uscita sono soddisfatto dello spettacolo. E anche di aver portato la giacca. Fa proprio freddo, adesso. Camminiamo un poco, ci fermiamo per salutarci prima di andare ognuno per la propria strada. Chiedo domani che si fa, come funziona la serata. Laura dice solo che si va in un locale, senza spiegare altro.
Torno a casa con una profonda sensazione di fastidio. E non sono le scarpe.

