La grandine della scorsa settimana ha lasciato segni chiari sui cerchi. Sono i punti dove i grani di ghiaccio hanno grattato via la patina di sporco. E allora mi sono deciso.
Sabato mattina, sole, vento leggero, autolavaggio in piena attività. Ci porto la mia. Per tutto il tempo resto a guardare. Chissà come mai è così affascinante osservare gli spruzzi d’acqua. Quasi come gli incidenti stradali. Mentre osservo, penso che è l’unico momento in cui posso ammirare la mia auto dall’esterno. E mi piace.
Accuratamente ripulita, insaponata, risciacquata e asciugata, Giulietta viene spostata nell’area dove gli addetti possono pulirla internamente. Ed è a questo punto che il tizio della Volvo con targa francese, invece che guardarsi la station wagon verde scuro, comincia a passeggiare. Facendo l’indifferente, si sposta intorno alla mia. Il Rosso Alfa della carrozzeria, le linee curve, il contrasto dei cerchi in lega in grigio chiarissimo e dei retrovisori con il nero delle gomme, tutti questi elementi insieme producono un notevole effetto estetico. Specie sugli ignari francesi che guidano grosse familiari svedesi.
Anche i mocassini indossati senza calze dal tizio in questione producono un effetto estetico notevole, ma di segno opposto. Mi pare di sentire fin qui la puzza di cuoio sudato. Perfino uno vestito così – quindi privo di qualsiasi gusto – viene catturato dal design tutto italiano della mia automobile.
Quando il lavaggio è quasi alla fine, mi viene sempre voglia di partire per un lungo viaggio. Quegli ultimi minuti di attesa sono i più impazienti. Poi mi siedo al posto di guida, risistemo sedile e specchietti, metto in moto, mi avvio pianissimo. Come guidassi un mezzo da esposizione. Penso “guardate qui che bella”. Mi concedo qualche istante di rossa vanità, nel grigio della routine quotidiana.

