figura sfocata di donna

Chi vuole fa, chi non vuole rimanda

Non vuole chiamare Linda. Il suo cinismo mette in secondo piano l’amicizia quando si tratta di interessi personali. Per Laura spendere qualche minuto per riparare a un commesso è un fastidio. Quasi come le altre persone fossero un intralcio ai propri piani.

Tutto per uno stronzo di spettacolo e le sue fregole da sedicente regista. Ho provato a chiamarla più volte, e non mi risponde. Sono finiti i tempi in cui rispondeva subito, o richiamava. Adesso non ha più bisogno del mio lavoro e se ne frega.

È sabato, dopo pranzo, e io mi sono rotto i coglioni. Non voglio più aspettare. Sta sbagliando. Ha offeso una persona che si fidava di lei e di me. L’ha fatto coinvolgendomi, ma senza che io lo sapessi. Adesso non aspetto più i suoi comodi. Se è incapace di comportarsi da adulta, lo farà da sola.

Ho inviato un messaggio semplice a Linda: “Quando possiamo vederci per parlare?”
Non c’è bisogno, davvero, dice lei.

Io invece penso di si: succedono cose che non capisco e puoi darmi una mano a comprendere, conosci Laura meglio di me, io sono a disagio, ho quasi lasciato la compagnia, non so cosa pensare.

Ho scritto, in quei messaggi, quel che m’affiorava alla coscienza. Sentivo il peso di ogni parola che io stesso scrivevo. E mentre cercavo di rendermi conto del significato più profondo di quelle mie frasi, ho ricevuto il messaggio di Linda. Cercava di tirarmi su e mi ha proposto di vederci domenica. L’ho ringraziata.

***

Più tardi è arrivato il messaggio di Laura. Troppo tardi. Dice “stavo lavorando, dimmi finché c’è pausa”. Le telefono.

Spiego cosa penso del suo comportamento nei confronti di Linda. Ha sbagliato. Io mi assumo la mia parte di responsabilità perché faccio parte dello spettacolo. Ma Paolino ha ragione quando dice che è lei ad aver sbagliato.

Lei si giustifica con la solita stronzata che non c’era tempo e che aveva tanto da fare. Ma che cazzo dici, penso: non trovi il tempo per una cazzo di telefonata? Mavaffanculo. Discutere al telefono sarebbe una perdita di tempo. Non ci arriva proprio.

Se non trovi il tempo per telefonare a un’amica è perché non vuoi trovarlo. È perché non te ne frega un cazzo. È perché non sei capace di provare sentimenti di amicizia.

La stronza finisce la sua sequela di patetiche scuse con un “E comunque la sentiremo tutti insieme, più avanti.” Una frase che non ha nessun significato. Serve soltanto a sottolineare ulteriormente la sua ipocrisia. Mi sento nauseato.

Io le dico che no, non stiamo discutendo se sia giusto chiamare Linda. L’avremmo fatto se avesse risposto ai miei messaggi. Ormai è tardi: l’ho già chiamata, ci ho parlato e domani ci vediamo.

Laura è frastornata. Mi chiede cosa le hai detto, cosa ti ha detto. No, questi sono affari nostri. Casomai, quando avremo parlato, ti farò sapere. Per ora passo e chiudo.

Eccheccazzo.

Nella stessa serie<< La serata dei brutti sogni – parte IIIDomenica e lunedì >>

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