E’ sabato da due ore e un quarto e ho appena finito di cenare con un pezzo di pollo avanzato a pranzo. Le prove sono andate avanti fino a notte inoltrata.
Nella finzione scenica ho ripetuto diverse volte a Laura “amore, amore mio!”
Nella scena successiva, ho detto “amore, amore mio!” a Paolino il Secco e l’ho preso in braccio mentre lui mi confessava il suo amore…
Certe volte il teatro è strano.
Lampeggia e tuona, fuori dalla finestra. La pioggia ha preso a cadere verso mezzanotte. Laura è corsa a tirar dentro i panni stesi. Li aveva messi ad asciugare appena prima che arrivasse Paolino. Durante l’operazione elencava i motivi per cui non vorrebbe vivere da sola. Ecchissene, pensavo.
Ho trovato difficile concentrarmi sulla recitazione. Ero nervoso, forse stanco. Forse dovrei dormire, oppure viaggiare, dimenticare per qualche tempo questa storia.
A volte vorrei essere completamente stupido. Non pensare sempre così tanto, prima di agire. Dovrei fare le cose a cazzodicane per non dovermi impegnare. Come il personaggio scemo in un film di terz’ordine. I perdenti inconsapevoli sono felici.
Stamattina ho trovato un paio di idee per il regalo a Lorenzo, che inaugura la casa nuova con una festa. Spero che a Roberta vada bene una o l’altra.
Si son fatte le tre del mattino. Prendo dell’acqua e tento di dormire qualche ora. Mi piacerebbe sognare e ricordare il racconto per scriverlo.

