Camminano piano le notti
insonni.
Un istante è il farsi alba,
crepuscolo rovesciato.
Emozioni scivolano via, strappandosi,
come la pelle vecchia d’una serpe
e le nuove scaglie restano
ad asciugare la rugiada al sole.
Irreale grigio cielo, mi convinco
che tutto vada bene. E io,
intanto, ho un giorno in più,
tu un anno.
I vivi diventano più saggi,
i morti più freddi.
Pensavo di sapere che cosa
tu fossi. Non lo so adesso.
Scusami, non avevo capito
nulla. E ora nulla
sembra essere ancora
come prima.
Sento freddo, troppo presto,
come rasoio d’inverno
sul collo; e lungo la schiena
il brivido. Paura.
S’era mosso un sentimento, con lui
ho scherzato, l’ho persino
preso in giro. È rimasto
a guardarti. E m’ha parlato.
Te ne ho fatto dono, come fosse
un cofanetto con due grammi d’anima
chiuso a chiave, ché l’aroma
non fosse per altri.
Scusami, ti ho chiesto tempo
per parlarti e ascoltare
e tu non avevi un solo istante
da concedermi.
Scusami, non ho voluto
tenere per me l’emozione,
ma tu non avevi spazio neppure
per il suo nome.
L’ho messo via, così deluso,
con la sua chiave e le sue
piccole lacrimucce insensate,
piccole piaghe.
Scusami, avrei dovuto capirti,
ma avevo solo domande
per le quali tu non avevi risposte
da darmi.
Scusami, pensavo alla nostra amicizia
come cosa importante… ma forse
hai ragione: non ha alcuna importanza,
parlarne ancora.
Se puoi, perdonami, pensavo
a compagni di viaggio affiatati,
ma tu non avevi fiato ed io
son corso avanti. Da solo.
Siamo fermi, ora.
Vuoi qualcosa da bere?
Vuoi che t’insegni a volare?
Vuoi vedermi disperare?
Come puoi trattarmi così?
E’ ora che io la smetta?
E di far cosa?
Ora sei tu che corri lontano,
ma per andare dove?
Non rispondere, ti prego,
a domande inutili e sciocche,
e non dire mai, non dirmi
che siamo alla fine della strada.
Se ricordi ancora i passi
e i fiori che abbiamo diviso,
perché t’allontani?
Scusami, ora,
se mi copro il viso.

Di quante cose vorrei parlarti.
Ad esempio di come sia curioso che, nella stessa identica disperata situazione la sera del mio compleanno, non ci siamo compresi al volo al solo guardarci in faccia.
Quante cose vorrei dirti.
Ad esempio che la Gente Come Noi cade sempre per la Gente Come Loro. Dev’essere una sorta di compensazione energetica, come tra alta e bassa pressione.
Quante cose vorrei raccontarti.
Ad esempio del bisogno di fidarmi di qualcuno, di spurgarmi l’Anima.
Ma le ho accantonate tutte, queste cose.
Tutte.
Momentaneamente rimosse in blocco per poter continuare ad alzarmi la mattina.
Un giorno aprirò questo bel pacchetto infiocchettato, guarderò i vermi che ci sono dentro e avrò finalmente il coraggio di buttarlo via, incredula per averlo conservato tanto a lungo. Ora no.
Non sono altro che un’ingenua sciocca ragazzina. Leggerti me l’ha fatto capire, e non posso far altro che ringraziarti.
Felice di averti nella mia vita, la mia Anima a disposizione della tua ogni qual volta sentirai il bisogno di trovare un luogo dove farla riposare un istante. A te non ti perdo.
A. Te. Non. Ti. Perdo.
Ah, dimenticavo.
Un sano “Mabaffanculo va!” alle volte è la miglior medicina.
E qua ci vorrebbe.
Ah, se ci vorrebbe.
Ah.
Ci vorrebbe, certo. E se non fosse per le conseguenze sulle ParoleVolanti l’avrei fatto da un pezzo…
Di te non sapevo se non vaghi tuoi accenni tra l’uno e l’altro dei nostri radi incontri festosi. Ci siamo guardati, ma avevamo altro davanti a farci da schermo, altro da vedere. Sai già che puoi contare su di me, e che non ci perdiamo. Noi no.
A presto.
Voglio essere positiva 🙂