Era il diciotto luglio

By Kimchi.sg. (Own work), via Wikimedia Commons
By Kimchi.sg. (Own work), via Wikimedia Commons

18 luglio, interno, sera.
C’è una busta gialla da documenti. Piccola, però. Il mittente non so chi sia. Tocco la carta, stringo, studio la consistenza, la forma. Pare un libro. Piccolo, però. Tipo, hai presente, i manualetti Hoepli.
Ho comprato online un paio di libri… ma no, non sono così piccoli.

Vabbè… scale, casa, aspetta sul tavolo. Cambio abito, cambio scarpe. Una bella lavata di faccia che ti rimette a piombo. Ah, una birra potevo prenderla. Vabbè stasera andiamo di bicchiere d’acqua. Anzi, due. Non badiamo a spese. Che ora è. Che ceniamo stasera. Mentre ci penso, apro il servizio streaming. Stasera casa, comodità, riposo. Nei polpacci sento la passeggiata di ieri. Nella mente le oscurità di questi giorni. Gomorra, episodio nove. È quasi allegro, mica come lasciar gruppi senza sapere perché.
Chromecast, divano. La Peroni ghiacciata ci vorrebbe proprio.
Ah, già, il pacchetto.

18 luglio, settimo mese dell’anno. Oggi mi hanno consegnato l’agenda duemilasedici.
Devo pensarci un momento, poi ricordo. L’ho comprata online. A ottobre. E a gennaio ho avuto il rimborso per la mancata consegna. Mi dà fastidio. Che ci faccio con un’agenda nuova a metà luglio? Penso a questi ultimi mesi. Era meglio se si perdeva definitivamente: non posso neanche regalarla ché è il 18 luglio.

I timbri sulla busta sono sbavati e illeggibili. Non saprò mai la data di spedizione. Il mezzo posso solo intuirlo. A piedi, con calma. Fermandosi spesso.
Chi va piano, arriva.

Tardi.

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