Mercoledì, mancano tre giorni allo spettacolo. Mi butto nel lavoro.
Va tutto bene. Il malore di ieri non sembra aver avuto seguito. Nessuno mi ha chiamato o contattato in alcun modo per sapere come sto. Domani sera alle prove dell’altro spettacolo non ci voglio andare. Chiamo Andrea e gli dico che non ci sarò perché è successo qualcosa di grave che gli racconterò a voce.
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Giovedì non mi presento e nessuno si fa sentire. Solo venerdì sera, a ventiquattr’ore dallo spettacolo, mi telefona Laura: “Devo sapere ora se domani ci sei: sì o no. Devo saperlo perché devo avvertire il sostituto…”
Sostituto.
Con tutte le difficoltà che ci sono sempre per trovare attori, Laura ha pronto un sostituto per la mia parte a due giorni dallo spettacolo? Un attore capace di assumersi la responsabilità di uno dei personaggi principali, a poche ore dal debutto?
È evidente che stesse preparandosi da tempo a sbattermi fuori dalla compagnia, senza dirmi niente. La prendo come una ulteriore offesa. Dico che sì, ci sono. Nessun sostituto mi toglierà l’ultimo spettacolo con la mia compagnia, prima che questa ipocrita di merda mi sottragga tutto il mio lavoro.
Sto ancora pensando a quest’ultima vigliaccata quando suona ancora il telefono. È Andrea. Vuole che passi da lui per parlare. Ha saputo che sono stato male ed è preoccupato: lo rassicuro. Ma non è per questo che vuole parlarmi. La sera delle prove cui io non sono andato, mi dice, era stata annullata da Laura, che però non ha avvisato tutti. Lui, infatti, è andato ugualmente e ha visto qualcosa che l’ha allarmato: c’erano Laura, Virginia e Paolino il Secco che provavano lo spettacolo di sabato con uno sconosciuto al posto mio. Gli hanno detto che era il mio sostituto.
Dopo il lavoro, mi fermo a casa sua e gli racconto tutto quello che è successo. Lui è sconcertato. Io telefono a Virginia per chiedere cosa succeda alle mie spalle. Non mi aspettavo niente, ma restiamo a parlare per quasi un’ora.
La telefonata mi lascia dov’ero: al bivio. Se non mi presento allo spettacolo, ho chiuso qui con la compagnia. Se ci andassi, del resto, salirei sul palco senza averlo provato. Soprattutto l’idea di andare lì e trovare questo “sostituto” sulla scena a provare le mie battute… In tutta onestà non so come reagirei.
Tutte le possibilità sono aperte, tutte le porte sono egualmente chiuse.


Credo che il “timor panico” sia la migliore condizione per entrare in qualunque parte….
ciao