Julia e la goccia di dentifricio

DSC_0192La radio mandava un vecchio pezzo di Lennon quando Julia strinse il tubetto del dentifricio. Questa è la canzone da cui viene il mio nome, pensò. Guardò nello specchio la bocca deformata dallo spazzolino. Non c’è soluzione: per quanto poco dentifricio tu metta, te ne perdi sempre un po’. C’è sempre quella goccia che cade dall’angolo delle labbra.

“Half of what I say is meaningless…”

Qualsiasi cosa tu faccia, quella goccia blu cade fatalmente nel lavandino alla prima spazzolata. Un tempo Julia pensava che fosse uno spreco intollerabile. Tentò prima di mettere meno dentifricio, poi provò a disporlo diversamente, infine sperimentò movimenti diversi dello spazzolino. Niente da fare: la goccia di dentifricio era sempre lì. Inevitabile come i litigi con i suoi ex fidanzati. Non si possono evitare.

“…but I say it just to reach you, Julia”

La canzone le fornì una immagine per i suoi pensieri. Quella goccia apparentemente inutile forse, invece, era necessaria perché il resto del dentifricio rimanesse al suo posto. Come con le persone. Metà di quel che dici è senza senso, ma lo dici perché l’altra metà possa arrivare a destinazione. Quando parli con qualcuno, è così che funziona. Non basta una frase. Devi aggiungere segni, parole, gesti che facciano capire il senso. Altrimenti finisci col buttare via un pezzo del tuo messaggio. E ci si fraintende.

Un lampo di comprensione passò nella mente di Julia. Fu doloroso come il ricordo di una coltellata. Julia sputò. Osservò la goccia blu del dentifricio sul bianco della ceramica. Poi si guardò nello specchio. Se fosse stato un film, una musica avrebbe sottolineato l’introspezione di quel momento. Ma la vita non è un cinema e Julia non ricordò tutti gli errori commessi.

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