Simona è tutta stretta dentro un abbraccio.
Fu una scoperta. Si può pensare, discutere e fare pace restando in due su una sedia sola. Occhiali tondi e capelli corti, Simona era una linea curva. Arrossiva e si nascondeva mostrando il collo. Simona chiedeva sempre perché. Simona aveva sempre un motivo. Simona, quando aveva un dubbio, ci pensava sopra e diventava bellissima mentre lo faceva.
Quando c’era Simona, Mino era ubriaco. Non esisteva nient’altro che lei. Un pezzo di me, sei un pezzo di me, pensava. Simona era guardare, toccare, nuotare e remare e poi chiedeva che cosa fai, cosa stai facendo, lasciami.
Simona era la perfezione del cerchio. Come il cerchio non ebbe inizio né una fine. Fu una promessa chiusa nella busta di un mago, e Mino non conosceva il trucco. Restò un pianeta sconosciuto, da esplorare. Simona fu un’estate marziana e lasciò Mino con i dubbi di un satellite artificiale perso nello spazio. Simona sapeva che sarebbe diventata un medico. L’umanità è migliore perché c’è Simona. Mino ne è certo.
Mino non ha mai smesso di pensarci. Con i piedi nel mare, ha voglia di cercarla solo per chiederle come stai, auguri, sii felice. Per chiederle: ti ricordi di me? E poi andar via.

