L’iride sotto i cumulonembi

Ho riflettuto sulla storia che sto scrivendo. I post, i capitoli, sono tra loro sconnessi, la scrittura non è omogenea ed è piena dei difetti tipici di chi non rilegge e non riscrive il suo romanzo. Ma suppongo siano “difetti” normali quando le varie parti sono post di un blog. Qui non si riscrive.

La notte scorsa ho provato a scrivere una storia di cui protagonista è Serena. Sono venute fuori due pagine che ho modificato un numero infinito di volte.

Per quel che riguarda il lavoro ho deciso di dare le dimisisoni. Aspetterò venerdì, o addirittura lunedì, quando ho calcolato un maggiore effetto. Quando meno se l’aspettano meno. So essere perfido.

Quando prendi una decisione, tutto quello che prima pareva insormontabile dopo appare meschino e irrilevante. Perfino i temporali diventano piacevoli intermezzi. Tornando a casa il cielo era per metà celeste e sgombro, e per l’altra metà occupato da grossi cumuli sempre più scuri. Sotto di essi si vedeva un segmento d’arcobaleno. Era vicinissimo ed era enorme. E, proseguendo, quello spicchio si è via via allungato. Dalla finestra della camera da letto potevo vederlo di fronte a me, occupare quasi tutto lo spazio dall’orizzonte al cielo.

La natura mi dona un buon segno con quell’iride, anche se non credo ai segni del cielo. Però queste coincidenze sono sempre piacevoli.

In teatro, alle prove ero più brillante del solito. Alla fine siamo scoppiati a ridere tutti insieme in modo irrefrenabile. Lo spettacolo è divertente e viene su bene.

Dalla prossima settimana sarò disoccupato. La cosa non mi preoccupa, forse è incoscienza. Oppure sono assolutamente convinto che questa decisione fosse quella giusta da prendere.

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