Riprendo il filo, ne taglio lunghi tratti, tratti che non servono, rattoppo la trama e l’ordito del racconto.
Riprendo a scrivere dopo una pausa. Sono stato impegnato a vivere. A stancarmi, far del bene e del male, a soffrire e soddisfarmi, a discutere, litigare e riappacificarmi, in qualche modo. Riprendo il racconto, mentre mi sto ancora riprendendo.
***
L’ultima settimana di prove sullo spettacolo che ho scritto io ha portato ancora tensioni. Laura a comportarsi come se non fosse successo nulla, io a sforzarmi di non reagire alla sua deliberata arroganza. Mi ha fatto incazzare in particolare un episodio.
Laura ha deciso di modificare una scena. E fin qui ci può stare.
Per la modifica, si è incontrata con il Secco per spiegargli cosa avrebbe voluto e ci hanno lavorato senza che io lo sapessi. A questo punto, già ci sarebbe qualcosa da ridire. La misura è superata dal fatto che la stronza non mi ha detto un cazzo finché non è arrivato il momento di recitarla, quella scena.
E ancora mi trattenevo.
Subito dopo aver eseguito questa scena, Laura si mette a chiedere il parere di altri e si guarda bene dal chiedere la mia opinione. Come se non fossi presente. Come se non avessi scritto io quel copione. Come se non contassi niente. Come se non fossi nemmeno presente.
Mi sarei sentito coinvolto anche solo se mi avesse rivolto semplicemente un “Come ti sembra?”. Invece no. Come se volesse rimarcare costantemente che io con loro non c’entro assolutamente niente.
Le prove sono continuate così. Con lei a far finta che io non ci fossi. Sono uscito da quella sala e sono rimasto fuori, al buio, su un campo appena arato, nel mezzo del nulla, a misurare la luna. D’altronde, dentro mi pareva di essere invisibile.
Non sono rientrato fino alla fine. Nessuno è venuto a cercarmi per provare le mie scene con me. Qualcun altro ha detto le mie battute al posto mio. Alla fine, nemmeno uno sguardo.
Abbiamo avuto una lunga discussione, con il Secco che cercava di difendere la prepotenza di quella stronza. Parlava di me come se non fossi presente, come se non fossi parte della compagnia. Mi è solo rimasto il dubbio che fosse più ipocrita o più vigliacco.
***
Il giorno dopo, ancora prove. Sono restato a lungo in macchina, fermo, a decidere se andare o no. Sono arrivato con forte ritardo. Mentre parcheggiavo, ho visto quella di Laura far manovra poco distante. Ho aperto il bagagliaio per prendere il copione e quando ho chiuso di Laura e della sua auto non c’era più traccia.
Era andata a parcheggiare altrove, molto più distante, evidentemente per non incontrarmi lì fuori. Molto adulto, da parte sua.
Ho dovuto convincermi ad entrare ugualmente. Dentro stavano parlando di come organizzarsi per trasportare la scenografia. È stato strano vivere quel momento con la sensazione che fosse tutto un problema loro, che non mi riguardasse minimamente, nonostante il fatto che quella scenografia l’ho progettata e costruita io stesso. Era strano sentirla del tutto estranea a me.
Il Secco mi ha chiesto di alcuni materiali e gli ho risposto male. È un cretino. Avevo già affrontato e risolto quei problemi tecnici da parecchie settimane. Toccava a lui occuparsene, se n’è assunto l’incarico e ha continuato a rimandare. E adesso, all’ultimo momento, scopriamo che non ha fatto niente. Al contrario, ha cercato di delegare ad altri pur di tenermene fuori.
L’ho mandato a fare in culo e sono uscito a prendere aria.
Quando sono rientrato, mi sono messo a chiedere a Laura tutti i dettagli, orari, materiali, trasporto. Loro si comportano da stronzi? Facciano pure. Io sarò professionale. Ho dato la mia parola per questi ultimi spettacoli e la rispetterò. Per il resto, che si fottano. Se le cose andassero male, sarà stata colpa loro.
Le prove sono continuate fino a tardi. Poi a casa e, ovviamente, la stronza non ha il coraggio di parlarmi.
***
Sabato. Giorno prima dello spettacolo pomeridiano. Nel pomeriggio possiamo fare la prova generale in una sala attrezzata. Non è il teatro di domani, quindi ci tocca trasportare la scenografia, montare tutto, provare lo spettacolo, smontare di nuovo e ricaricare il furgone. Tutto in poche ore.
La stronza decide di non dirmi niente: devo aspettare fino alle quattro del pomeriggio per una stracazzo di risposta in cui dice che hanno già fatto tutto senza di me. Mi ha escluso ancora. Le ho telefonato immediatamente.
“Non c’era bisogno di te. Ho risolto già.”
“Ma io ti avevo chiesto di farmi sapere, almeno sapere. Adesso non hai bisogno di me? Evidentemente non avrai bisogno di me nemmeno stasera e domani.”
“Che cosa?”
“Continui ad escludermi: se mi vuoi fuori dalla compagnia, devi deciderlo adesso, non quando ti farà più comodo.”
“Io pensavo di fare una cosa buona, di evitare fatiche inutili ed invece solo insulti…”
“Tu pensavi di tenermi fuori e basta. Non sono insulti, sono i fatti, è quello che fai…”
“Non è ve…”
“Passa da me e andiamo insieme.”
“Non darmi ordini.”
“Non ti do ordini, ti dico che andiamo là insieme.”
“Non passo da te.”
“Ti aspetto.” E ho chiuso il telefono.
Non avremmo continuato a discuterne. Non avevo nessuna intenzione di andare alle prove come l’ultimo arrivato. Saremmo andati insieme alle prove, oppure sarebbe andata senza di me. E stavolta sapevo che non poteva avere alcun sostituto.
Dopo poco arriva un nuovo messaggio: Laura mi dice il luogo delle prove e l’ora del ritrovo. Crede che io vada ugualmente? Le telefono ancora.
“Andiamo là insieme.”
“Sul furgone siamo già in tre, non c’è posto.”
“Trova un’altra soluzione, noi andiamo su insieme.”
“Ma non c’è posto. Il furgone è pieno.”
“Se non hai bisogno di me, non vengo.”
Di nuovo una discussione molto accesa, che di nuovo viene interrotta bruscamente. Stavolta è lei che butta giù il telefono. Ma non risolve niente: se non richiama, non vado alle prove. E se non si decide in tempo, non vado nemmeno allo spettacolo. La compagnia è “sua”, si arrangi senza di me.
Ho telefonato a una amica per sentire cosa c’era in ballo per la serata: gli altri vanno a un concerto che non m’interessa granché, ma avevo bisogno di non restare in casa.
Passa mezz’ora e la stronza richiama.
“Ora vuoi parlare?” Mi chiede.
“Non ho mai rifiutato di parlare, io.”
“Posso spiegarti senza essere aggredita.”
“Spiega.”
Mi ha raccontato di aver trovato delle “persone disponibili a fare il lavoro per noi” e per questo non c’è stato bisogno di me né di nessun altro.
“Ma non hai detto niente, escludendomi ancora una volta dalla compagnia che credi di poter dirigere da sola.”
Dice che ha annullato le prove del pomeriggio in teatro. Proviamo stasera, al solito posto.
Mostro di crederle, ma alle frottole di questa stronza ormai non credo più.
Comunque sia, abbiamo parlato a lungo spiegandoci. Che poi, alla fine, io sono fin troppo ragionevole e finiamo pure per parlare in modo civile e tranquillo. Io, in effetti, ho soltanto ripetuto quanto già detto prima dell’ultimo spettacolo.
Siamo d’accordo che dopo la serata di domani ci sarà un “periodo di pausa”. Lei nega di voler chiudere definitivamente. Io sono convinto che ricomincerà appena sarò fuori gioco, ma non glielo dico.
Mancano venti ore allo spettacolo.


Ciao, ho provato ieri ha scriverti un commento ma non veniva pubblicato.
ps: si… se stai una settimana senza scrivere post mi preoccupo 😉
ps2: qualche volta mi trovi anche “al vecchio posto” 😉 non è stato del tutto abbandonato
mariecurie,
per il ps2: lo so, visito ancora anche quello durante la passeggiatina quotidiana…