– Hai presente il teatro? – Berto aveva la mania di usare esempi e metafore – Ogni sera si rappresentano passioni, tragedie, disgrazie, scene grottesche, ma nulla di tutto ciò accade davvero. Eppure il pubblico soffre ugualmente. E prova orrore, si commuove, ride o diventa triste. Quelle emozioni sono vere.
Maffy annuì. Disse che lo sapeva. Disse che fino a qui era tutto chiaro.
– Ecco, allo stesso modo, qualunque cosa tu abbia creduto di fare, il tuo atteggiamento, i modi che hai usato, hanno offeso chi ne è stato colpito.
– Io non ho colpito ness…
– Non hai dato spiegazioni quando dovevi. Così hai rafforzato le offese e le umiliazioni che hai trasmesso.
– Non ho mai voluto offendere nes…
– Ma lo hai fatto. È accaduto. Ricordi il teatro? Nella tua posizione sei come su un palcoscenico. Non importa che l’offesa sia stata esplicita. Si offende col proprio comportamento, con i gesti, con l’indifferenza che dimostri verso chi ti ascolta o ti chiede spiegazioni. E alla fine quella emozione è l’unica cosa che conta. L’unica cosa reale.
– Ma è assurdo.
– Sarebbe assurdo in un mondo di automi. Gli esseri umani, invece, hanno emozioni. Se li tratti con disprezzo e disinteresse, se ne tradisci la fiducia, non puoi aspettarti che non ci siano conseguenze.
– Ma io non ho fatto niente di ma…
– Se davvero hai voglia di risolvere la questione, devi innanzitutto accettare i fatti. Anche se non ti piacciono.
– Insomma, io non intendevo…
– Smettila. Se non volevi arrivare a questo, è evidente che da qualche parte hai commesso qualche errore. Assumiti le tue responsabilità. Adesso puoi solo cercare di rimediare oppure decidere che non vuoi farlo.
– E se non voglio farlo? – Mafalda tradiva nervosismo.
Berto chiuse il libro con la copertina nera che aveva tenuto in mano per tutto il tempo. Si alzò, si avvicinò alla libreria e lo ripose al suo posto.
– Non c’è rimedio – disse.

