Noi saremo fratelli

Sera. Tempo di riempire la lavatrice con i vestiti da lavare e lasciarle compiere il suo lavoro.
Comincio a tirar fuori i panni sporchi dal cesto, a mucchi: non è il caso di fare distinzioni o andare per il sottile: ho fretta, sono stanco e il bucato mi annoia.

Infilo la mano sotto le lenzuola rosse e sento all’improvviso un fortissimo dolore al dito medio della mano destra. Come se una chela di granchio avesse preso e stretto fortissimo il polpastrello. Lancio quasi un urlo, più di dolore che di spavento.

Penso che forse c’è un ago, uno spillo, un coltello sottile tra i panni, ma non avrebbero causato un dolore così tremendo. Stringo forte il dito nella mano sinistra e mi aspetto di veder spuntare una goccia di sangue. Invece c’è soltanto un puntino rosso. Sembra tanto una puntura di ves…

Il ronzio di una grossa vespa. Viene da lì sotto. Dopo pochi secondi emerge e spicca il volo.

Il dolore è lancinante e mi impedisce di pensare lucidamente. Vado in bagno e faccio scorrere dell’acqua sulla puntura. Un po’ di sollievo. Torno in camera: la vespa innervosita sta descrivendo in volo traiettorie circolari. I voli durano pochi secondi, poi sembra cadere, più che posarsi. Sembra sia stordita pure lei. Forse è il freddo di stasera.

Il dito, nel frattempo, si è gonfiato tanto da rendere difficile il movimento delle falangi. Passa così più di mezz’ora, tra il timore d’avvicinarmi e i tentativi di farla uscire dalla finestra. Poi provo a intrappolarla in un coso di plastica.

Non voglio colpirla. Non intendo certo vendicarmi. Mi fa molto male il dito, ma perché dovrei avercela con lei? Fra poco sarà tutto passato. Immagino fosse rimasta intrappolata tra i vestiti: poi arriva questo arto che sta per farle male. Anche io mi sarei difeso.

E poi, a guardarla da vicino, una vespa è bellissima. Ho sempre ammirato questi anim… FATTO! Ora è sotto la scatola. È evidentemente nervosa, aspetto che si calmi prima di liberarla fuori. Non vorrei mi attaccasse appena libera.

***

Mattina dopo. Ieri sera ho dimenticato la vespa sotto la scatola. Appena sveglio me ne ricordo e appoggio la scatola sul davanzale, scoperta. Lei era lì, tranquillissima. È rimasta sul fondo per qualche minuto, come se non avesse capito ancora di essere libera. Poi è volata via. Semplicemente via.

Provo una sensazione di nostalgia. Come una specie di desiderio di comunicare con lei. Un pensiero strano, ma piacevole. Mi viene in mente quella frase spacciata per un proverbio pellerossa “Con tutti gli esseri, e con tutte le cose, noi saremo fratelli”. Forse prenderò un gatto.

1 commento su “Noi saremo fratelli”

Lascia un commento

Torna in alto