Laura mi chiama di primo mattino per lamentarsi che Paolino il Secco non le ha ancora risposto. Ancora assonnato le dico “ci penso io e poi ti faccio sapere”. Torno a dormire.
Quando mi sveglio sono le undici. Paolino era alle prese con un albero malato da tagliare. Io non ce lo vedo quello stuzzicadenti umano nei panni del taglialegna. Riporto le notizie a Laura. Il suo auricolare fa schifo e non capisco cosa ci diciamo.
Ho voglia di scrivere qualcosa, ma non esce niente. Leggo qualche verso dalle rime di Stecchetti. Mi diverte un sonetto sul nulla. Cioè, proprio senza contenuto, che parla del fatto che non dice nulla. Lo ricopio su un foglietto e me lo metto in tasca, non so perché.
Non so nemmeno perché telefono, subito dopo, a Gabriella, che non sento da oltre un anno. La invito al cinema per la prossima settimana e lei accetta.
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Il punto di incontro per la sera è a casa di Laura. Viene con me Veronica, che non conosce la strada. La serata è insulsa. Si va in un locale a bere del vino. Passo tutto il tempo a chiacchierare con suo cognato e a badare che Veronica non esageri con l’alcol.
Questi localini della zona vecchia della città sono carini quanto minuscoli. Non sai se apprezzarli perché sono caratteristici oppure odiarli per gli assurdi sgabelli troppo alti.
Paolino è già brillo ed è diventato sentimentale. Lo porto fuori a prendere aria. Per distrarlo gli passo il foglietto con la poesia. Lui legge, non capisce un cazzo e crede sia una poesia d’amore. Mi chiede se io sia ancora innamorato di Laura. Io gli dico che per certe cose ci vuole tempo. Non è un bottone che schiacci e si spegne la luce. Non è un interruttore. Un rubinetto che giri e si chiude.
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Nel locale incontro Sara. Più di dieci anni fa, fu lei a portarmi per la prima volta su un palcoscenico. In un certo senso, tutti questi casini con la compagnia sono quindi colpa sua. Parliamo per qualche minuto e cerchiamo di riassumere gli ultimi anni in poche parole. Fallendo. Buona fortuna, eh. Anche a te.
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Seduto quasi di fronte a Laura, passo il tempo a guardare altrove. Quasi non parliamo. C’è il brindisi, poi la fetta di torta. Bocconi di panna montata, qualche sguardo, occhiate silenziose. Serata insulsa.
Quando vado via è un sollievo. Guido verso casa di Veronica, che sonnecchia sul sedile del passeggero, mentre negli specchietti intravedo ancora Laura, da sola davanti al suo portone.

