figura sfocata di donna

Pizze e parole dopo le prove

Sabato pomeriggio non è una canzone, ma è l’ora delle prove in teatro.

Arrivo puntuale e sono da solo. Il Secco arriva qualche minuto più tardi. Il teatro è chiuso, lui ha il numero e chiama l’omino delle chiavi. Mentre aspettiamo gli dico del litigio con Laura. Secondo lui è necessario che ne parliamo, gli dico che non ne ho la minima intenzione. Ho già fatto la mia parte.

Quando arrivano Laura e Virginia, prepariamo la scena con gli oggetti. Io e Laura non ci salutiamo. Io parlo degli impianti luci e audio con l’omino e prendo accordi per il giorno dopo. Laura resta a distanza, seduta in platea armeggiando col telefono. Sono io a rivolgerle la parola per definire i dettagli sul palco.

***

Cominciamo a provare la prima scena, poi tutte le altre. Per il tempo della prova mettimo da parte i problemi. Ma siamo poco concentrati. Sbagliamo le battute e abbiamo vuoti di memoria. Ma è roba tipica delle prove generali. Modifichiamo leggermente un paio di scene. Ci divertiamo e questo è un buon segno.

Alla fine della prova, Laura ci invita per sabato prossimo. Dice che è per festeggiare, ma non spiega cosa. Io so che venerdì compie gli anni. Chissenefrega.
Usciamo, chiudiamo il teatro, salutiamo Virginia che va via e riconsegnamo le chiavi all’omino. Andiamo a cena e mi aspetto che Laura affronti l’argomento Linda.

Io scelgo il vino, perché sono l’unico a capirne qualcosa. Un Grignolino del Monferrato del 2004, che ha una gradazione forte come la discussione che dovremo avere ma anche un gusto gradevole che si accompagna bene pure alla pizza che stiamo per mangiare.

La chiacchiera conviviale scorreva insieme al nettare nei bicchieri. Eravamo a un tavolo da quattro, Laura alla mia sinistra, il Secco a destra: controllavo la situazione e nessuno poteva guardarmi negli occhi. Abbiamo discusso di questo spettacolo e del prossimo, in novembre.

Un cameriere che portava solo caffè ci ha fatto ridere. Eravamo appena arrivati quando si è avvicinato con un caffè e ci ha chiesto se fosse per noi. Poi ha fatto la stessa domanda ad altri due tavoli, sempre più triste lui, sempre più fredda la povera tazzina.

La stessa scena si è ripetuta almeno altre due volte nel corso della serata. Alla fine della cena siamo stati tentati di ordinare del caffè solo per rivederlo arrancare ancora come uno zoppo sulle piramidi azteche col suo vassoietto, le sue tazzine e quella espressione vacua e disperata insieme.

Finché, ad un certo punto, Laura mi ha guardato e ha detto “Bene, ed ora dicci di Linda”.
Le ho detto che non avevo nulla da dire. Ho ribadito quanto avevo già spiegato. Ho aggiunto che per quanto mi riguarda, con Linda non ho alcun problema. Il discorso è proseguito con apparenza leggera e tranquilla, ma era un paravento. Dietro c’era l’ombra enorme della nostra telefonata. C’era qualcosa di definitivo, tombale, nelle nostre parole. Come una presa d’atto che una porta si stesse chiudendo.

Paolino il Secco non ha partecipato. E’ stato a guardarci gettando qualche parola sul tavolo. La discussione ha avuto il vestito di una riconciliazione, ma è stata solo un armistizio per i prossimi spettacoli. Dopo quelli potrebbe non esserci alcun futuro.

Nella stessa serie<< Paralipomeni della fugaSilenzio, s’inizia >>

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