Guardo controvento e l’udito è sopraffatto dal canto dell’aria. Aria che mi sbatte in faccia così forte che quasi non respiro. Come la luce troppo forte non ti lascia vedere. La luce, però, non puoi toccarla: il vento, invece, ha una sua consistenza. Una solidità ti si rivolta tra le mani come un gatto che cerca i palmi e le carezze.
E poi gli odori. Questi odori che ti si piantano dentro come giavellotti nell’erba, tutti insieme, mescolando sentori di luoghi, di ricordi chiusi nei diari, di pioggia secca e di erba tagliata. Odori di persone quasi dimenticate. Persone di cui non ricordi la faccia, la voce, il nome, eppure l’odore, quell’odore, lo ricordi, cazzo, lo ricordi… Nel luogo dove nasce il vento nessuno è mai stato, ma sembra che ci siano conservati tutti i tuoi ricordi.
Nel sonno persi ciò cui tenevo, e mi svegliai.
C’incontrammo e poi abbiamo camminato insieme fino ad un incrocio, là ci siamo salutati. Io le ho detto grazie per la compagnia, lei mi ha lasciato un ricordo.
Prendi questo regalo, potrebbe servirti. Ho accettato la scatola di fiammiferi. Era quasi piena. Avrebbe potuto servirmi. Non è detto che le profezie siano un trucco. Soltanto perché non ci credi, non vuol dire che non possano avverarsi. Lo fanno sempre, se le ascolti bene.
Prendi questo regalo, potrebbe servirti. Non ha aggiunto altro. Porgeva il vazzoio con la schiena dritta e mi guardava. Potrei servirmene per accendere un fuoco. Senti il mio calore.
Forse era uno scherzo del sogno. Forse non guardava me. Il suo viso era chiaro e limpido, ma io lo ricordo sfocato, incomprensibile. Ma questo non prova nulla. Un sogno è così com’è, indiscutibile.
Potrei servirmene. Potrei accendere un fuoco, portare luce dove è buio e freddo. Oppure potrei non usarne affatto. Con questo vento è meglio chiudere gli occhi. Una frase è una frase. Se non si realizza, non era una profezia.
Nella veglia persi ciò che sognavo, tornai a dormire.

Molto bello il tuo racconto, questo vento così evocativo, ha saputo coinvolgermi e trasportarmi in una piacevole lettura.
Gero