Attila Flagello Di Dio - Abatantuono, Rusic, Di Francesco, Crocitti

Una cena, una spaghettata e Attila

Venerdì sera. Torno a casa dal lavoro e ho giusto il tempo di cambiarmi la camicia. Esco di nuovo, vado a prendere Chiara per andare a cena. Arrivo sotto casa sua e squillo per dirle che sono arrivato. Lei risponde e dice che non può venire.
“Ho un contrattempo con la mia coinquilina, non riesco a venire!”
“Ma no… come mai? Cosa è successo? È una cosa grave?”
“È che… ma no, è solo che volevo farti uno scherzo, scendo subito.”
“Stavo già piangendo. Ti aspetto, sono qui sotto.”

Davanti al ristorante c’è già Roberta. Entro un attimo per avvertire che serve un posto in più rispetto al previsto. Non vogliono aggiungerlo. Io insisto, dico che altrimenti dobbiamo andare altrove, che non dico a uno che ho invitato di tornare a casa perché al ristorante non hanno posto, che dove ci stiamo in dieci, stringendoci ci stiamo in undici, una sedia e un coperto riusciamo a farcela stare. Alla fine cedono, forse arrivano a intuire l’idiozia delle loro pretese. Ma comunque non ci tornerò più. Eccheccazzo.

Torno fuori. Sono già arrivati tutti e nessuno è in ritardo. Allora entriamo. Mentre prendiamo posto, ci dicono che è stata cancellata una prenotazione e possono darci il tavolo più grande. Io guardo la tizia che prima non voleva aggiungere il posto e spero di comunicarle i miei pensieri. Tanto non ci torno più. Eccheccazzo.

Al momento di scegliere il dolce la ragazza ci ha detto che era disponibile quello rosso, quello rosa, quello giallo e altri due colori pastello che non ricordo. Le ragazze hanno votato rosa, quindi rosa per tutti. Io ho bevuto l’ouzo mio e quello di Chiara che l’ha appena assaggiato e poi basta.

Al momento di pagare il conto, ci dicono che non accettano carte o bancomat. Solo contanti. Non ho contanti. Gli altri cominciano a svuotare le tasche e contare gli spiccioli. Io dico “fermi tutti”, Poi dico “torno subito”. Esco e cerco un bancomat. Quando torno sono tutti ancora là. Chiedo com’è la situazione. Qualcuno dice: “Stiamo aspettando di sapere cosa vuoi fare”. Guardo la tizia, che nonostante i boccoli biondi mi sta oramai decisamente sul cazzo, e dico: “Pagare.”
Pago e usciamo tutti. Ma qui non ci torno più. Eccheccazzo.

***

Andiamo a casa di Lorenzo. Lì devo scegliere: Ferrari, Asti o Moscato.
Scelgo il terzo, so che piace a Roberta. Ric l’apre e brindiamo, cantano tanti auguri, escono i pacchetti, simulo sorpresa in modo plateale, m’imbarazzo. Noi attori siamo timidi.

Roberta mi regala una tisaniera. È una tazza con coperchio di ceramica coordinato con in mezzo un contenitore traforato che fa da filtro. All’esterno è decorato da disegni di peperoncini piccanti.
Ah, le solanacee, ho esclamato.

***

Verso l’una e venti, le ragazze sono andate via. Qualcuno ha dato un passaggio a Chiara, così io ho potuto restare ancora. Ric e Max hanno proposto la mozione “spaghettata”. Il DVD di Attila flagello di Dio ha fatto da cornice al finale di festa.

3 commenti su “Una cena, una spaghettata e Attila”

Lascia un commento

Torna in alto