Ti spinge la necessità, il desiderio e la volontà. E il passo calpesta e gli occhi t’arrendono e il corpo cede alla fatica. Tu pensi d’essere apparso, e non considerasti braccio nudo e gomito e il dorso della mano, che sale piano piano come distratta.
Non distrae l’attenzione, bensì l’assorbe tutta e la perverte e l’esaspera finché trasfigura l’immagine, ne lumina l’ombre, ne abbaglia il lacrimoso sentire, tremante, silente, fremente.
E siediti e stai fermo. Guarda avanti e non il fianco, non cedere al richiamo, reprimi la tentazione. Urla piuttosto il tuo “No!” Interrompi il moto universale, per un momento, ti prego, solo un momento. Fermalo. Fermalo e lasciami libero, un solo istante. Mi alzo e mi accosto. Un bacio. La guancia sinistra. M’allontano poi, riaprendo gli occhi per trovare l’uscita.
Il Mondo non sosta. Io sì. Siedo non quieto e volto la testa. Cerco un viso e a tratti lo trovo. Il profilo s’infiamma, i capelli bruciano, come un tramonto estivo. Il sole è negli occhi, fra poco le lacrime. Guarda avanti. Altro tormento. Voglio andare, invece avvicino. Sussurro. Vane parole e siedo su un letto di braci. Audaci attendiamo la notte. Arrivan le note di un finale che libera. Se libera.
Libertà ha la maschera folle, si fa beffe di chi a lei s’incatena. Prende la forma di un secchio del ghiaccio, con troppe parole mescolate all’acqua. Taci. Per un attimo taci e torna al reale, torna al tuo posto, non restare ai suoi piedi, non carezzarla come cosa che ormai t’appartiene.
Semiabbracci ti spingono per farti cadere, nella casa sull’orlo dell’abisso, sul dito di pietra proteso nel nulla. Un torrente scorre là in fondo. Troppo in fondo.
E poi finalmente si chiude. Aspetta lascia che dica, e mi lascia. Però non tutto, non tutte le parole possono uscire. Altre tante e altre ancora aspettano. Com’è giusto che sia, come fosse foschia, come nubi che scendono a valle con dita protese verso occhi curiosi.
Solo allora sarà compresa la cima deserta, d’erbe giallite d’arsura o nere bruciate da fiamme. Oppure vedremo il riflesso smeraldo di boschi coniferi nel bruno di un lago ammutito.
Aspetta domani. Al mattino il sole disperde l’umidità nel tuo guardare. T’indicherò quel rilievo. Racconterò la sua storia con miei colori, mie parole dilettanti.
