È stata una settimana faticosa, al lavoro, e il morale continuava a fare su e giù come una peperonata alle due di notte. Ceno e vado a letto presto. Appena dopo mezzanotte.
Mi risveglio prestissimo. Sognavo qualcosa, ma ricordo solo che c’erano colori. Dopo un po’ smetto di rigirarmi come una cotoletta e mi alzo che sono cotto. Sono le sei precise. Sul telefono lampeggia l’icona del messaggio. Me lo manda Laura, all’una di notte.
Mercoledì scorso abbiamo avuto un problema alle prove. Mi sono incaricato di risolverlo e siccome non le ho detto neinte mi chiede se è tutto a posto. A posto un cazzo: me ne sono completamente dimenticato.
Prendo il telefono e comincio a cercare un numero. Mi rendo conto appena in tempo che non è il caso di telefonare a casa della gente alle sei del mattino. Di sabato.
Vabbè, tanto vale restare a letto ancora un po’. Facciamo fino alle sette. Alle sette un altro cazzo: due minuti dopo vado a prepararmi il caffe. Con la disperazione di chi non sa come impegnare il tempo, comincio a fare le pulizie in casa. La lavatrice dovrebbe funzionare, dopo l’ultima riparazione. Ci butto dentro della roba sporca e la metto alla prova.
I miei vastiti hanno quasi tutti lo stesso colore. È più pratico quando lavi. Basta girare la manopola fino al tre e avviarla. Il detersivo non troppo, ché dobbiamo pagare la bolletta e il flacone deve durare ancora parecchio. L’ammorbidente è finito: lo compriamo il mese prossimo.
Quando è tutto pulito e asciutto, io sono tutto sudato e sporco. Sono quasi le dieci e già è uno schifo di caldo.
Mi faccio una doccia fredda, mi preparo per uscire, faccio la telefonata e risolvo il problema. A Laura lo dico dopo. Esco.
Circa un mese fa ho proposto a Serena di andare a teatro per uno Shakespeare e a lei è parsa una idea magnifica. Stamattina vado a prendere i biglietti. So che anche Laura viene a teatro, con una sua amica. La cosa non mi sposta.
Passo anche in libreria. Voglio prendere un regalo per Roberta. Lo trovo e sono tentato di prenderne due copie: una anche per me. Penso all’ammorbidente e desisto.
Quando chiamo Laura sono le undici. Parliamo di stronzatine e riattacco. Poi la richiamo.
“Senti, possiamo vederci lunedì? Vorrei parlare…”
“Di cosa?”
“Volevo chiudere quel discorso che abbiamo cominciato… così poi non ci pensiamo più.”
“Ci sarà tempo per parlare, in un altro momento.”
Che avrà voluto dire…

