le cabine di un phone center

Xenofobia istituzionale lombarda

Il potere legislativo, nazionale o regionale, dovrebbe essere riservato a gente ideologicamente sana e civilmente evoluta. Da sempre sono convinto dell’esattezza matematica dell’equazione che identifica i “Leghisti” con ignoranza e razzismo. Le prove sono evidenti, le conferme sono continue.

Ma quando gli spasmi mentali di tali esseri ignobili sono assecondati dai loro amici neofascisti nella redazione di una qualche legge, i risultati sono ogni volta degne di una dittatura xenofoba.

E infatti la legge regionale entrata in vigore in Lombardia lo scorso 22 marzo sembra provenire dalla Germania Nazista ed è degna della peggiore apartheid sudafricana.
Secondo il sito della Regione Lombardia si tratterebbe di una “Nuova disciplina per l’apertura e la gestione, in Lombardia, dei phone center, i centri di telefonia fissa usati per lo più da extracomunitari”. E per il presidente della Regione, Roberto Formigoni, sarebbe una “ottima legge che viene incontro ad un problema sentito dalla popolazione, regolamentando e mettendo ordine in una settore certamente importante come quello dei phone center, che svolgono un loro ruolo significativo”.

Eppure la legge regionale n.6/2006 che disciplina i posti di telefonia fissa, stabilisce che i locali debbano avere tre bagni di cui uno attrezzato per disabili e una sala d´aspetto di nove metri quadrati. Già questo costringerebbe alla chiusura buona parte dei locali pubblici lombardi, compresi tutti i caffè e i bar storici milanesi, con pochissime eccezioni.
Inoltre le cabine dovranno essere larghe almeno un metro e 20 centimetri, quando una precedente norma stabiliva misure differenti, e gli esercizi dovranno disporre di un parcheggio privato per i clienti.
Gli orari di apertura non potranno essere estesi oltre le 22 e alla domenica e sarà proibito offrire servizi diversi, come money transfer, internet point o spedizione pacchi.

L’obiettivo evidente, quindi, è quello di rendere difficile la vita per chi offre servizi essenziali ai cittadini stranieri. Non c’è alcuna ragione per queste imposizioni riservate a una sola categoria di esercizi commerciali.
L’intento esclusivamente razzista di questo provvedimento scandaloso emerge paradossalmente da un emendamento leghista che è stato bocciato perché eccessivamente schifoso: era stato proposto di obbligare la presenza di un ulteriore bagno, da riservare ai clienti italiani.
Nel XXI° secolo, i nazisti sono leghisti.
Dimenticavo: i titolari del phone center avranno anche l’obbligo di controllare i documenti a tutti coloro che vorranno fare una telefonata.

Tutte queste regole non sono applicabili, oltre ad essere senza senso. Obbligare un esercizio commerciale di venti metri quadri a installare due bagni e una sala d’aspetto, vuol dire costringerlo a smettere di svolgere la sua attività. Senza parlare dell’obbligo di disporre di un parcheggio privato al centro di Milano.

È a tutti gli effetti una legge razziale analoga a quelle che la dittatura fascista impose nel 1938 per colpire i cittadini italiani ebrei. Non stupisce che promotori di questo schifo siano stati, oltre ai leghisti, gli esponenti di Alleanza Nazionale, il partito neofascista le sui origini cono strettamente legate ai criminali razzisti del ventennio.
Secondo questi nostalgici della segregazione razziale, sarebbe necessaria una legge ad hoc perché individuavano nei phone center un “luogo di aggregazione di immigrati” e quindi di per sé meritevole di controlli e norme particolari.
Stupisce la sfacciataggine con cui l’obiettivo razzista venga descritto come se fosse normale e legittimo, in una Repubblica democratica. Non si tratta in alcun modo di regolamentare un’attività commerciale, ma di colpire i cittadini stranieri con un chiaro tentativo di emarginazione su base etnica.

La legge xenofoba di leghisti e fascisti è un allarme serio che riguarda le istituzioni democratiche minacciate dal razzismo di questi bifolchi violenti. La Regione Lombardina è già oggi lontana dall’espletamento dei doveri amministrativi e concentrata nel tentativo di deprimere l’economia locale pur di rendere difficile la vita sociale ed economica dei cittadini stranieri residenti. Senza alcun motivo, esattamente come facevano i nazisti con gli ebrei.

Secondo Otto Bitjoka, manager bocconiano del Camerun e promotore della prima fiera della imprenditoria degli immigrati in Italia, per effetto della legge razziale di leghisti e neofascisti, il 90 per cento dei phone center lombardi, che danno lavoro a 10.000 persone, italiani e stranieri, e sviluppano un giro d´affari stimato attorno ai 75 milioni di euro l´anno solo a Milano, sarà costretto a chiudere.

A febbraio a Brescia era partito un ricorso al Tar che ha ordinato una sospensiva in attesa del parere richiesto alla Corte costituzionale. A Milano, invece, si è mossa l´Assiphoc, associazione nazionale dei phone center, affiliata all´Unione del Commercio. Alla protesta si sono uniti la Cgil, i sindacati autonomi, Rifondazione Comunista, i Verdi e numerosi esponenti politici del centrosinistra in Comune e in Regione.

Il vice sindaco milanese De Corato (AN), ha fatto sapere che Milano sarà rigorosa. Una esaltazione dell’ipocrisia al potere, dal momento che lo stesso Comune di Milano non è ancora in regola con la legge, insieme al restante 85% dei comuni lombardi. Infatti, l’articolo 7 della stessa legge ha imposto ai Comuni di individuare le aree dove i phone center possano essere aperti. In assenza di tali provvedimenti è vietata non solo l’apertura di nuovi centri, ma anche la rilocalizzazione di quelli esistenti. In altre parole, un phone center che avesse voluto adeguarsi semplicemente non avrebbe potuto farlo a causa delle inadempienze dell’Amministrazione. E non si tratta di casi isolati, visto che il rispetto della normativa regionale comporta spesso l’impossibilità di mettersi in regola negli spazi attualmente occupati.

Insomma, i Comuni non rispettano la legge e a pagare il conto è il phone center che viene chiuso. È immorale, evidentemente, però il sindaco Moratti e l’assessore al commercio Maiolo hanno da tempo dimostrato di ignorare cosa siano moralità e buon senso: “La protesta è assurda”, “Non concederemo vie preferenziali”, dicono, a vanvera.

I motivi della protesta, invece, sono chiari e sensati.
Innanzi tutto, i tre bagni li hanno pochissimi esercizi pubblici e non per questo tutti gli altri vengono chiusi. Le sale d’attesa non hanno alcun motivo di esserci, così come non ha senso cambiare la misura delle cabine dal momento che esiste già una norma specifica. Chiudere i Phone Center alle 22 e di domenica significa non permettere di telefonare a tutti coloro che hanno parenti e amici in Paesi con fusi orari differenti. I titolari non hanno, e non devono avere, nessun titolo per chiedere i documenti: in Italia solo polizia, carabinieri e polizia locale, possono pretendere l’esibizione di un documento.

C’è dell’altro. Le associazioni di categoria regolarmente iscritte alla camera di commercio di Milano valutano che oltre 2500 dei tremila phone center lombardi sarà costretto alla chiusura, lasciando migliaia di persone senza lavoro in strada e lunghissime code di persone alle poche cabine telefoniche, in questo caso sì, senza alcun controllo dei documenti, senza servizi igienici e senza regole.

Per Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi, la legge va abrogata perché “è incostituzionale, crea un’inaccettabile discriminazione tra cittadini”. E non sono solo gli stranieri a pagare. Maurizio Giuri, titolare di un centro multiservizi di Bergamo, ha dovuto chiudere l’attività di phone center per poter continuare ad offrire quella di money trasfer e corriere espresso. Zaied Samy, per evitare le multe da 1.032 euro, ha chiuso preventivamente i suoi dodici negozi tra Milano e provincia e “lasciato a casa venticinque dipendenti, compresi tre italiani assunti a tempo indeterminato”. Nei fatti, la legge razzista punisce gli immigrati che lavorano in modo onesto.
Una politica indegna di un paese civile.

5 commenti su “Xenofobia istituzionale lombarda”

  1. cazzo.
    mi è capitato di ascoltare quella troiata che è radio padania: è l’elogio all’ignoranza, la più nera. come fanno a non vergognarsi!?!?!?
    formigoni che FA il cattolico… i valori cristiani non sa neanche cosa siano.
    comunque grazie per aver scritto questo post certe cose ai giornali scappano…

  2. Lodevole e opportuno, VQ, questo post. La tua accorata, circostanziata e sacrosanta protesta spiega perfettamente come ci si copre oggi ipocritamente di presunte norme “civili” per sfoderare il più bieco razzismo, e la più vergognosa negazione dei principi cristiani nei confronti dei “fratelli” più deboli e sfortunati. Il termine “cristiano” in bocca a questi vergognosi amministratori di sè stessi, suona ormai come bestemmia. E lo dice uno che non crede più, ma che fino a non molto tempo fa trovava ancora in quei valori buona fede e rispettabilità. Mi pare che questi “politici” che tu descrivi fanno di tutto per negare solidarietà e fratellanza e per insultare Cristo. Mi chiedo quando i veri cristiani, se ce ne sono ancora, cominceranno a ribellarsi.

    Io vivo nelle Marche, in un piccolo centro con una discreta presenza di “extracomunitari” che non creano alcun problema, ma contribuiscono al buon andamento economico del nostro territorio. A volte mi pare di stare in un piccolo paradiso, e quando leggo di ciò che succede al nord (cultura leghista) o al sud (cultura mafiosa) di questo Paese in cancrena, mi chiedo: quanto ancora resisteremo noi?

    Quand’è che tutti quei “politici”, che tanta ammirazione nutrono per quel grande paese che sono gli USA, studieranno un po’ di Storia? Storia della nostra emigrazione e della lotta alla mafia in America?

  3. Pingback: NON SI VIVE DI SOLO MARE

  4. Asl di viale Molise a Milano: per raggiungere l’ingresso una decina di gradini. In cima alla scala c’è un cartello – che da sotto naturalmente non si legge – il quale indica l’ingresso per i disabili, con una freccia diretta verso il basso, ma anche verso il nulla, perché l’ingresso per i disabili non esiste. Neanche Kafka avrebbe immaginato di meglio. Il servizio sanitario è responsabilità della Regione Lombardia, la stessa che emana leggi come quella sui phone centre.

  5. accidenti VQ, bellissimo post, chiaro come un libro stampato.
    delle volte penso che il decentramento, fatto di per sè democratico, possa portare a dar troppo potere a degli stronzi che poi ne abusano.
    pensa che, per quanto ricordo di quando frequentavano di più i talk televisivi, alla Majolo e a De Corato non darei da amministrare nemmeno la cuccia del gatto.

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