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L’Assemblea Nazionale FITA e le compagnie di Verona

Il 21 marzo scorso s’è tenuta a Roma l’Assemblea Ordinaria della FITA, la Federazione Italiana Teatro Amatori.
La partecipazione delle compagnie associate è stata così scarsa che la sessione straordinaria è saltata per mancanza del numero legale. La quota del 50% + 1, infatti, non è stata raggiunta. Pochissime le compagnie presenti fisicamente, molte di più quelle rappresentate tramite delega, ma il totale è rimasto comunque al di sotto di 400, su oltre 900 associazioni iscritte.

La regione Veneto era rappresentata dal 36% dei propri iscritti. Per quel che riguarda Verona, era presenta solo il 23,5%, ovvero 12 compagnie su 51, delle quali 11 rappresentate via delega e una sola presente effettivamente a Roma: io.

Ho rappresentato la mia compagnia, il Gruppo Popolare Contrade, soprattutto perché considero importante far parte di una comunità teatrale. Ma il senso della comunità è uno di quei valori che vengono sistematicamente sottovalutati e poco considerati, a favore di un certo individualismo che somiglia molto all’egoismo.

Comunque sia, io mi sono trovato ad essere l’unico rappresentante del teatro amatoriale veronese. Il disinteresse con cui le compagnie teatrali vivono l’affiliazione alla FITA è comunque generalizzato in tutta Italia, visto che solo poche regioni hanno superato il 50% di partecipazione. Ciò non giustifica nulla.

Il Veneto ha nominalmente un alto numero di compagnie affiliate rispetto alla media e la provincia di Verona contribuisce in modo consistente.
Questo peso potrebbe essere determinante in fase di votazione, se non fosse dilapidato e diluito nel disinteresse generale. Il risultato di questo pessimo comportamento è la paralisi dell’intera Federazione.
È facile lamentarsi dei pochi fondi o delle mancanze da parte della FITA, come se fosse una entità esterna. La FITA è composta dalle compagnie iscritte: se non si partecipa alla vita della comunità, non si può pretendere nulla.

Lo ripeto: una federazione è fatta dai suoi federati, la FITA siamo tutti noi iscritti. Storcere il naso verso le decisioni e le priorità dopo essersi rifiutati di parteciparvi è un atteggiamento stupido e arrogante. Soprattutto quando per partecipare basterebbe inviare un documento di delega.

Sarebbe bello trovare disponibilità e collaborazione tra le compagnie teatrali. Abbiamo tutti lo stesso interesse ed è insensato muoversi indipendentemente dagli altri. Eppure non è così. Il teatro a Verona è abbondante nei numeri dei praticanti e delle associazioni, ma è poverissimo di idee e incapace di crescere perché chi lo pratica ha la pretesa di bastare a se stesso. Gelosie, invidie, concorrenza, chiusura nei confronti delle altre compagnie fanno intravvedere una scarsa cultura, prima ancora di parlare di produzioni artistiche.

Ecco, io in quella saletta a votare per conto di dodici compagnie teatrali non volevo esserci. Avrei voluto esprimermi solo per conto della mia e scambiare idee con gli altri. Ne avremmo guadagnato tutti.

***

Martedì scorso, 30 marzo, ero presente all’assemblea del comitato provinciale. Lì ho espresso quanto sto scrivendo ora. Erano presenti solo 17 compagnie su 51. E non c’era nemmeno la scusa della distanza. Il disinteresse e l’egoismo dei teatranti veronesi è confermato.

Perché succede? Perché confrontarsi con gli altri fa così paura? Oppure è solo pigrizia? Ma allora perché ci si iscrive alla FITA? Io francamente dubito della capacità di giudizio, della cultura teatrale e artistica di chi si comporta così. Gli spettacoli sono frutto di collaborazione tra regista e attori. Il teatro è sede di collaborazione tra persone. Rifiutare la comunità teatrale è un tradimento dei valori stessi del fare teatro.

1 commento su “L’Assemblea Nazionale FITA e le compagnie di Verona”

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