dai post di Matteo Orfini, Deputato del Partito Democratico
immagine da un articolo di Fanpage.it sullo stesso argomento (fonte affidabile e consigliata per approfondire)
- Domani finalmente ci sarà l’informativa al Parlamento su Almasri.
- Verrà Giorgia Meloni – direte voi – quella che aveva detto che su questa vicenda sarebbe andata avanti “a testa alta”. E invece no, la presidente del consiglio si nasconderà a capo chino dietro Nordio e Piantedosi, saranno loro a riferire.
- Sono gli stessi Nordio e Piantedosi che avevano fatto saltare l’informativa una settimana fa “per rispetto della magistratura” (che gli aveva notificato l’indagine).
- “Rispetto della magistratura” che hanno dimostrato essere sincero insultando e attaccando i magistrati ovunque per giorni.
- Magistrati colpevoli di aver inviato al governo una comunicazione di iscrizione nel registro degli indagati, atto gravissimo e senza precedenti secondo tutto il governo.
- Talmente senza precedenti che oggi sia Roberto Speranza che Giuseppe Conte hanno raccontato di avere ricevuto le stesse notifiche di indagine in più di una occasione (per la gestione della pandemia) senza fare tutte queste sceneggiate.
Se tutto questo non vi sembra avere grande senso, è perché siete i soliti comunisti ostili.
Ma per fortuna ci sono io che vi voglio davvero tanto bene, e vi aggiungo per concludere anche una selezione delle giustificazioni più convincenti utilizzate dai nostri eroi per spiegare quanto accaduto.
- Meloni: Almasri è stato scarcerato dai giudici, quindi è colpa loro (e te pareva).
- Meloni: Nordio non sapeva nulla. E se sapeva non aveva capito.
- Tajani: Nordio sapeva ma il documento che doveva studiare non era in italiano e non c’era nessuno al ministero in quei 3 giorni in grado di tradurlo (questa è la mia preferita).
- Piantedosi: Almasri lo abbiamo rimandato a casa sua perché è pericoloso (peccato che i crimini pericolosi li compia a casa sua, qui viene a vedere le partite di calcio).
- Tajani: La Corte penale internazionale complotta contro il governo. Perché? Perché ci obbliga ad arrestare i criminali (pensa un po’ che cosa disdicevole).
Bene, sono certo che ora abbiate finalmente compreso e apprezzato l’impeccabile e lineare comportamento del governo in questa vicenda.
- I servizi denunciano un magistrato.
- Lo stesso magistrato che per un atto dovuto – sì, era un atto dovuto – era stato violentemente attaccato dalla Presidente del Consiglio (dalla quale dipendono i servizi).
- Giornalisti e attivisti politici vengono spiati illegalmente attraverso un software nelle disponibilità dello Stato.
- Il Vicepresidente del Consiglio ci fa sapere candidamente che è in corso un regolamento di conti tra i servizi.
- L’altro Vicepresidente del Consiglio, il Ministro della Giustizia e mezzo governo offendono e insultano la Corte penale internazionale, colpevole di averci chiesto di arrestare un pericoloso criminale (che sarebbe il suo lavoro).
- Intanto dalla Libia ci spiegano che quel pericoloso criminale non potevamo arrestarlo perché siamo sotto ricatto delle milizie.
E infine:
La Presidente del Consiglio, responsabile di tutto ciò, è scomparsa da giorni.
Non so se è chiara la gravità di quello che sta accadendo, ma temo proprio di no.
Provo a mettere brevemente in fila i fatti per spiegarlo.
- Come noto, un software spia (Graphite, prodotto dalla azienda Paragon) è stato utilizzato per spiare attivisti politici e giornalisti come il direttore di Fanpage Cancellato;
- quando è emersa la notizia il governo ha negato ogni responsabilità;
- il Guardian ha scritto che a causa dell’uso improprio l’azienda Paragon aveva sospeso il contratto col nostro paese;
- il ministro Ciriani ha detto in parlamento che non era vero, e che il software era ancora pienamente operativo;
- due giorni dopo le dichiarazioni di Ciriani una nota del governo comunicava la sospensione dell’uso del software stabilita d’intesa con la società che lo produce per consentire approfondimenti sulle violazioni;
- in realtà, a quanto pare, la sospensione è stata voluta dalla società produttrice a fronte di un uso improprio del software (quindi Ciriani aveva mentito al Parlamento).
Ma chi è in possesso del software? I servizi segreti e le varie polizie giudiziarie che operano per conto delle procure. Eppure:
- i servizi hanno smentito risolutamente di aver utilizzato illegalmente il software per spiare giornalisti;
- le procure possono utilizzarlo solo per reati gravissimi e onestamente pare assai poco realistico che il direttore di Fanpage sia sotto indagine per terrorismo internazionale;
Resta dunque una sola ipotesi, ovvero che sia stato utilizzato illegalmente e autonomamente da un corpo di polizia giudiziaria. Ma quale?
Praticamente tutti i corpi di polizia hanno smentito di aver utilizzato lo spyware per intercettare giornalisti e attivisti. A parte uno: la polizia penitenziaria.
- Le opposizioni hanno chiesto chiarimenti al governo che non ha risposto;
- oggi alla Camera era previsto il question time, ovvero la sessione in cui i gruppi parlamentari interrogano il governo e i ministri hanno l’obbligo di rispondere;
- il Partito Democratico e Italia Viva avevano previsto di chiedere se la polizia penitenziaria avesse accesso o meno allo spyware in questione;
- il quesito era stato ritenuto ammissibile dalla presidenza della Camera;
- ieri il governo ha fatto sapere che non intende rispondere perché le informazioni sono “classificate”, ovvero non divulgabili;
- è falso, perché non c’è nulla di classificato nel rispondere si o no a una domanda semplice e trasparente come quella che abbiamo fatto. Sapere se la penitenziaria ha in dotazione il software è una domanda lecita a cui basta rispondere si o no;
- la polizia penitenziaria dipende dal ministero di giustizia di Nordio. E la delega specifica la ha Delmastro. Voi capite che visti i precedenti dei due la vicenda diventa ancora più inquietante.
Un software in dotazione al governo è stato utilizzato illegalmente per spiare giornalisti e attivisti.
Il governo invece di fare chiarezza e difendere chi è stato spiato illegalmente, sta utilizzando tutti gli strumenti possibili per insabbiare questa vicenda gravissima. E per evitare di rispondere.
Il che, in tutta onestà, non fa che aumentare i dubbi e i sospetti.
Ah, ovviamente la Meloni è sparita anche in questo caso.