Erano almeno quindici anni che non tornavo a Torino. Forse di più. Come allora, ho avuto poco tempo per esplorarla. Almeno ho imparato la strada. Era la prima volta che ci andavo in maccchina, venerdì scorso.
Sono stati trecento chilometri senza praticamente trovare traffico ascoltando la radio.
Il momento epico per me, novizio, è stato quando, aggirato il Lingotto, m’è apparso, di fronte, l’edificio della Fiat con i loghi dei tre marchi del gruppo, infinite volte trasmesso in televisione. Mi son sentito quasi in colpa, mentre guidavo un’auto coreana.
I pensieri sull’opportunità di cambiare auto sono durati solo finché ho trovato parcheggio nei pressi della filiale torinese dell’azienda che mi paga lo stipendio. Per fortuna avevo provveduto al pranzo in autostrada, perché una volta lì non c’e stato il tempo di pensarci. Le successive sei ore sono state dedicate all’installazione e al test del software che ho sviluppato appositamente. Il firewall aziendale, configurato da un cialtrone, non mi ha reso la vita facile. Alla fine ho vinto io, comunque.
Sono riuscito a fare due passi in città, dopo, ma solo per poco. Erano già le sette e avevo tre ore di viaggio da affrontare.
***
All’altezza di Piacenza suona il telefono: mio padre che fa il duo mestiere e chiede se sono tornato a casa. Ripongo l’auricolare e il telefono suona ancora. Rimetto l’auricolare e rispondo senza guardare il display. Mi aspettavo fosse ancora papà, invece è Vittorio che vuole sapere se ho programmi per sabato. Ho detto no, a meno che non chiami Anna, la collega biondina, per una pizza. Ok, ciao, ciao.
Solo una sosta. Rifornimento di caffeina e carboidrati per me e del gasolio per lei, grazie. Per radio andava la Gialappa’s che commentava in diretta Sanremo. Non ricordo neanche una canzone.
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Sabato vorrei dormire di più, ma alle otto mi alzo. Mi tocca fare le pulizie, in ogni senso. Vittorio chiama nel pomeriggio e ci accordiamo per un giro sul lago, ma dopo cena ché non voglio uscire presto. In realtà non ho voglia di uscire e basta.
Poco dopo, chiama Anna per invitarmi alla pizza con gli amici. Le dico che no, ho un altro impegno, che magari se veniamo in città ci vediamo dopo cena. Avviso Vittorio del cambiamento di programma, ma lui dice sta poco bene. Il vento gli scompiglia i capelli o qualcosa del genere. Insomma, preferisce restare a casa. Secondo me gli fanno paura le donne.
In fondo, stasera anche io preferisco restare a casa.
Sono le sette e un quarto e sono alle prese con un dipinto a olio che non so come sviluppare. Mi vesto, esco, raggiungo un centro commerciale, prendo gli ingredienti per la pizza, della birra e il caffè, ché è finito e senza non vivo. Una ragazza biondissima mi guarda, la guardo, lei fa un’espressione di sorpresa, la riconosco, assumo la stessa espressione.
Era dai tempi dell’Università che non rivedevo Alessandra. Era stata la prima ragazza che ho conosciuto da matricola di Lingue. La trovo identica a dieci anni fa, non è cambiata per nulla, glielo dico, ne è lusingata.
“E tu cosa fai qui”, dice con le sue vocali bresciane
“Potrei chiederti la stessa cosa”, rispondo ridendo, “comunque sei tu ad essewre fuori zona, eh!”
Incontrati lì, dove siamo andati per caso entrambi, alle otto e mezzo di un sabato sera, è naturale che “le coincidenze curiose” sia l’argomento di cui parliamo prima di passare a cose più personali.
E restiamo a parlare fitto fitto delle nostre vite, rievocando persone, notizie ed eventi. Siamo già alle confidenze sentimentali, quando sentiamo l’annuncio che l’ipermercato chiuderà fra quindici minuti. Ci auguriamo a vicenda buona fortuna e vado a prendere il caffè macinato.
Nella giornata degli incontri, in cassa c’è Veronica, che ha recitato con me di recente in uno spettacolo. Mi chiede quando parte il nuovo progetto per rivederci. Rispondo che sarà presto, un po’ sbrigativamente. Poi a casa, la mia pizza, finalmente solo.

🙂
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ciao. piacere.
questo post mi è piaciuto… e mi ha dato uno spunto… il supermercato!
a proposito… doppio malto, rossa o chiara?
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Il piacere è mio.
La birra è una chiara scozzese da 9 gradi.
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… rossa, adelscott, legegrmente più pesante credo!
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